DOCENTE DI PSICOANALISI DELLA GESTAZIONE
UNIVERSITA’ LA SAPIENZA DI ROMA
Prof. Sandro Gindro
Conseguenze psicologiche sulle aspiranti madri e sui sopravissuti
(Beh, innanzitutto, ringrazio qui gli organizzatori di avermi chiamato a parlare su questi argomenti, che sono argomenti che mi appassionano sempre, anche troppo. Di fatti, talvolta, qualcuno mi dice che sembro un po’ a Savonarola. Scusatemi se mi scapperà di essere un po’ Savonarola, ma cercherò di non esserlo. Oltretutto questa è la mia città, io sono torinese anche se lavoro a Roma e, quindi, mi fa molto piacere parlare qui, perché a Torino posso venirci molto di rado).
Parlerò della situazione generale, non soltanto strettamente riferita proprio alla Fivet, nelle sue diverse accezioni, cioè sia se è una fecondazione eterologa, omologa, sia se vi è trasferimento dell’embrione in altro utero, che non sia quello della madre, della donna che ha prodotto l’uovo; non soltanto di queste e sulle conseguenze.
Se ne sa ancora molto poco. Io ve lo posso dire in quanto ci lavoro (io insegno alla facoltà di medicina, ma alla scuola di specializzazione in ginecologia e ostetricia), quindi ho una grande quantità di materiale umano (brutto termine, ma gli scienziati non sanno parlare in modo molto delicato), di donne ormai di tutte le parti del mondo. Io a Roma seguo gestanti del Corno d’Africa, dello Zaire, del Giappone, della Cina, della Persia, della Russia, della Polonia e via dicendo, oltre che, ovviamente, donne italiane; quindi la mia casistica è molto ampia. Quindi, mi viene piuttosto difficile isolare solo il concetto Fivet, che è inserito nel discorso più ampio della procreatica e della fecondazione più o meno assistita, che adesso è diventata molto di moda. Per carità, è giustissimo seguire la donna in tutti i mesi in cui si trova a passare questo periodo entusiasmante, disperante, gioioso, triste della gestazione; è giustissimo, per carità, anche se, però, come vedremo, ha dato origine presso il grande pubblico (e questo forse mi turba meno), ma ha dato origine, anche presso gli scienziati, a strane fantasie.
Voglio parlare appunto della situazione attuale e anche dello scenario futuro, del possibile scenario futuro, perché siamo proprio all’inizio di queste ricerche, di questi studi, di questi atteggiamenti e di queste legislazioni. Gli scenari futuri sono inquietanti, disorientanti. Ve li vorrò dire, anche quelli più misteriosi ed equivoci, perché ci siamo incamminati in una strada, ormai siamo già andati troppo avanti per poterci fermare (non possiamo fermarci, non vogliono fermarsi anche altri ricercatori); quindi dobbiamo combattere la nostra lotta, e io devo combattere la mia lotta, all’interno di questa situazione confusa, ambigua, equivoca, piena di sottintesi, di ambiguità, di pregiudizi, di ideologismi più o meno assennati, quindi bisogna combattere hic et nunc, proprio non si può aspettare, si deve andare avanti. Ed è decisamente molto faticoso, perché, soprattutto avere rapporto con donne in gestazione, e quindi anche con molte donne che hanno deciso volontariamente di sbarazzarsi del bambino che hanno dentro, creano molti problemi; soprattutto questa ultima situazione. Creano molti problemi anche a chi, terapeuticamente vuole affrontare, perché questo non si può dire, quell’altro non si può fare. Prima lo diceva Mario Palmaro, molto bene lo diceva, si cerca di non parlarne e si cerca di non far parlare di questo neanche agli scienziati. A me volevano impedirmi di fare lezione, perché dicevano che veniva troppa gente alle mie lezioni e le aule erano troppo piccole e poi ho dovuto anche sospenderle per altre ragioni personali mie, ma va beh, questo non conta: erano le motivazioni che trovavo assolutamente bizzarre. Quindi inserire il discorso della FIVET, sia per le conseguenze nella madre sia nei sopravvissuti, appunto, guardando al futuro (anche al futuro, oltre che al presente, perché il futuro, può essere inquietante, può disorientare.
Un grande studioso e ricercatore (Testard si chiama e lavora a Parigi), la sua non è l’impostazione cattolica, ma è comunque una persona non fanatica, non così ossessivamente aderente a qualunque principio di manipolazione di questi esseri umani, che sono gli embrioni, ma anzi cerca di mettere i paletti, per avere un comportamento il più possibile saggio. Certo non ci riesce, perché dovrebbe saltare la riga e mettersi da quest’altra parte; però comunque in un suo libro, che è molto bello, che è “L’euf transparent” cioè l’embrione trasparente (l’euf in Francia è l’uovo, come noi diciamo per la gallina, è l’uovo già fecondato, si può usare e, si usa spesso), dice cose interessanti. E’ un libro sulla FIVET, purtroppo non tradotto in italiano, ma chi potesse leggerlo gli consiglio di leggerlo, perché almeno parla di cose (su cui io non sono d’accordo), ma in modo non fanatico, cercando di dare anche delle dimostrazioni. Ebbene dice: “qui io vi parlerò della FIVET, vi parlerò delle sue possibilità, vi parlerò di come è sorta, vi parlerò di come oggi noi la trattiamo”. Questo Testard è, diciamo, il padre della prima bambina nata da una fecondazione in vitro, una ragazza che ora ha intorno ai vent’anni, che si chiama Mandine. Dice però: “tutte le fantasie, anche le più folli”, badate il termine, proprio folli usa, “badate che prima o poi saranno possibili”, qualunque fantasia, anche la più folle. E ha ragione lui, ha assolutamente ragione lui. Non sappiamo. Ci siamo incamminati in questa strada e non sappiamo dove ci possiamo fermare e se, a un certo punto, ci raccappezzeremo più. Noi, maschi e femmine, forse non ci riconosceremo più e vedremo perché.
La fecondazione assistita, come si dice artificiale (con un termine un po’ stravagante), è cominciata nel 1790. Un tappezziere inglese affetto da ipospadia ha fatto iniettare il suo seme nel ventre della moglie. Ed è nato, e ha avuto un figlio. Così si racconta. Siamo nel 1700.
I tentativi si susseguono, si susseguono fino a giungere al 1961, in cui un ricercatore modenese Petrucci, proprio fa una fecondazione in vitro e alimenta in provetta, badate sempre in provetta, soltanto in provetta, l’embrione fino al 29° giorno, poi, quello che era comprensibile gli succedesse, va fuori di testa, non si raccapezza più, ha paura, sfascia tutto quello che c’è nel suo laboratorio e scappa in Russia e da quel momento non se ne sa più niente. E ci sono alcuni studi, alcuni articoli molto seri, anche scientificamente. Questa è proprio la prima fecondazione in vitro portata avanti, non solo tentata, ma proprio portata avanti, fino al 29° giorno (mi sembra un lasso di tempo abbastanza ampio).
Oggi la fecondazione in vitro, la fecondazione al di fuori del ventre, del corpo della donna e, quindi, operata da un altro, da un tecnico, è cosa comune, cosa frequente. Molti la pensano, molti la fantasticano, molti la desiderano, molti ne hanno paura, molti non sanno cosa sia e questo è grave, gravissimo.
Quello che mi fa paura quando si parla di queste tecniche della procreatica, non soltanto della FIVET naturalmente, ma donazione di embrione, di sperma, transfert di embrioni da una donna a un’altra e via dicendo; a me fa molta paura sentir dire “ah questo non si può fare, perché è contro natura” dimenticandosi che la natura le ha già sperimentate tutte queste tecniche. Pensate alla gestazione dell’uovo delle galline delle nostre campagne, ormai avviene tutto al di fuori del ventre. Prima dalla chioccia e poi dall’incubatrice, adesso ci sono solo più le incubatrici, le chioccie sono sparite. Pesci. Molti pesci, molti pesci non fecondano attraverso il coito. La femmina passa e depone un mucchietto di uova e se ne va. Dopo qualche tempo passa il maschio e irrora il mucchietto di uova. Pensate c’è poi una specie di batraci, gli anuri, che ad esempio fanno una pratica che adesso si fa anche, cioè è vero che la femmina depone le uova e il maschio le irrora, poi però ha anche un coito, ma così separatamente, separato, il coito fine a se stesso. C’è addirittura la gestazione maschile: il pesce ago, il cavalluccio marino hanno sacche gestazionali maschili, in cui introducono l’uovo fecondato e portano avanti la gestazione; quindi attenti a dire: “questo non si deve fare perché è contro natura” altrimenti dobbiamo dire che, la ragione ci chiama a dire che la natura stessa fa cose contro natura, che mi sembra una contraddizione. Ma c’è una sottile paura dietro al non dire questo è contro natura, perché, invece, bisognerebbe dire: “questa pratica” riferendosi ad una pratica di procreazione, per la procreatica, “questa pratica è contro l’uomo e la donna”. Non me ne importa che sia o non sia naturale, perché la natura le sue cosine se le fa per conto suo.
Il buon Dio ha insegnato tante cose, l’evoluzione ha insegnato tante cose quindi vediamo che cos’è quel gesto, quali sono le conseguenze di quel gesto: se sono dannose, se sono negative, se sono umilianti per l’essere umano e se, soprattutto, lo conducono alla morte. Ecco bisogna semplicemente dire no. Questo non si deve assolutamente fare, perché se no può venire appunto un biologo a dirvi: “ma guardate che la fecondazione e la gestazione tutto al di fuori del corpo della donna esiste in natura”. Quello che non deve esistere, natura o non natura, è la mancanza di rispetto della dignità dell’uomo, è la mancanza di rispetto del desiderio dell’uomo e della donna e di tutti gli esseri umani. Questo è ciò che non deve esistere in natura, sennò il ‘contro natura’ io non so più che cosa sia. Io so però che cos’è, cosa vuol dire umiliare, cosa vuol dire espropriare, cosa vuol dire uccidere e noi, purtroppo, viviamo in una società di morte: questo lo sapete. Perché? Perché le possibilità di morte anziché restringersi (vedete le guerre dilagano da tutte le parti), col fatto del dilagare anche dell’aborto volontario, si è allargato il fronte della morte. Noi viviamo dentro la morte. I nostri figli, quelli che vengono al mondo, vengono al mondo in un mondo di morte. Ed è tremendo per questo. A me viene voglia di chiedere scusa a questi bambini, di averli fatti venire a vivere (è tanto bello il mondo) in un mondo di morte, in cui noi ci procuriamo la morte. E’ questo che dovrebbe essere incomprensibile, inaccettabile.
Però, ed ora entriamo più in argomento, c’è un punto della natura (e qui dico natura in senso proprio, fisico: mare, stelle, animali), in cui c’è qualche cosa che è strutturalmente diverso da tutto il resto: sono le cellule germinali. Questo vale per gli animali, questo vale per le piante, ma è ovviamente anche per l’essere umano; cioè le cellule germinali hanno dentro di loro una tal potenzialità esplosiva, che l’uomo non è ancora in grado di controllare, una possibilità di trasformazione, una possibilità di essere manipolata, di diventare quello e il suo contrario, ma proprio per la forza, per l’energia tremenda,che è stata messa dentro queste cellule germinali: nelle piante, negli animali, nell’uomo. Nell’uomo più che in tutti gli altri esseri viventi. E questo lo dice la biologia, non lo dice la teologia. Queste cellule sono veramente delle entità, perché non sono esseri umani, sono delle entità che hanno però potenzialità ed energie inaudite. E l’uomo si è messo a giocare con queste cellule, e si capisce che può fare tutto ormai con queste cellule, che sono queste cellule che possono diventare tutto quello che l’uomo fantastica. Ma va benissimo: si potrà benissimo trapiantare la testa di un cane su quella di un canguro; si potrà benissimo fare le più strane, non voglio dire aberranti (da scienziato voglio, cerco di essere un po’ neutro). Le cose più inquietanti e disorientanti. Tutte le cellule viventi lo possono diventare, ma nessuna è così carica di energia, che non sappiamo da dove viene, quando è cominciata. Certo la Provvidenza ha messo questo. Però tanto c’è, anche che io creda o non creda alla Provvidenza: questa energia esiste. Però era un’energia difficilmente controllabile e, nonostante questo, noi ci stiamo giocando. Ecco perché io sono spesso accusato di essere un fondamentalista. Non sono un fondamentalista. Credo proprio di non esserlo. Ma perché io a questi giochi dico no. Perché sono veramente ‘giochi’, tra virgolette giochi, perché sono cose veramente tremende. E così accade appunto alla fecondazione in vitro.
Ne abbiamo parlato, è inutile che stia a ripetere i pericoli: che se ne fa degli embrioni sovrannumerari, che se ne fa di questi. Il mondo, voi forse non ci pensate, ma in certi stati ci sono eserciti di esseri umani congelati, che dovranno essere sterminati, dovranno. E sono lì nella vita sospesa, ma è pur sempre vita; tanto è vero che è pur sempre vita che, oggi Testard stesso e anche altri scienziati, parigini soprattutto, hanno finalmente sfatato quella stupidaggine, in cui ci erano caduti anche alcuni sacerdoti, del pre-embrione. Fino a 14 giorni si può schiacciarlo questo essere, perché per strane elaborazioni puramente cervellotiche, alcuni giungevano fino a tre settimane. Per fortuna costoro hanno ridotto. Non hanno detto no, non si tocca l’embrione, da quando comincia tra i due gameti ad incontrarsi, non si tocca più, perché è un essere umano a tutti i livelli, però almeno dicono che, finchè il principio maschile e quello femminile è profondamente intrecciato, sono profondamente intrecciati quei due principi da non potersi più scindere se non smembrando, distruggendo l’essere umano, quell’essere umano, però fin lì anche loro dicono si può, si può anche sperimentare, fare esperimenti, ma almeno hanno ridotto a poche ore questa situazione. Non è che sia poi chissà che, perché per me è un essere umano anche prima, voglio dire. Ma sapete cosa mi fa pensare, cosa dovrebbe farci pensare questo discorso che loro stessi, questi ricercatori, dicono e no. Quando c’è questa unione, questo intreccio così saldo, ormai quello è un essere umano e non si deve più e non si può più toccare. Poi va beh, poi loro lo congelano lo stesso con una serie di altre scuse. Però, almeno, l’affermazione di principio c’è. Ma una cosa non ho mai sentito dire: “noi si viviamo, cerchiamo di realizzare l’unità europea, uno stato sopra i vari stati singoli”. E ci sono le normative che vogliono regolamentare il latte, ma anche la produzione di ortaggi, e anche alcune leggi sull’immigrazione sono demandate; invece c’è ancora la assoluta autonomia dei singoli stati nei confronti dell’aborto. Vi faccio un esempio. In Italia l’aborto è permesso fino al terzo mese, in Inghilterra è permesso fino al quinto e anche oltre, ma oltre se, anche in Italia dopo il terzo fino al quinto, se ci sono anomalie per cui sia, dicono gli scienziati, ragionevole sopprimere il bambino; invece in Inghilterra è tranquillo fino al quinto mese. Non so chi di voi ha mai visto delle ecografie di bambini nel ventre materno. Al quinto mese quasi quasi ti fa ciao ciao con la manina. Adesso poi che c’è l’ecografia a colori, tridimensionale veramente puoi comunicare con questo bambino, ma comunicare, perché è un bambino che sogna, che piange, che ride, che fa quegli stessi gesti (un tempo non si poteva sapere ovviamente), fa quegli stessi gesti, che farà poi fuori, quegli stessi gesti. Riconosce la voce del padre, la voce della madre e via dicendo. Eppure in Inghilterra lo si può uccidere con tecniche addirittura barbariche. Noi tanto civili. L’Inghilterra! paese tanto civile, che ha dettato alcuni principi della libertà individuale e di tutto, eppure mette in atto pratiche come quella di estrarre il bambino ancora vivo e poi soffocarlo buttandolo in una bacinella d’acqua, oppure con una tenaglia infilandola nel ventre della donna si spezzano le ossa, gli arti e poi con questa tenaglia si tirano fuori i pezzetti. L’ostetrico ricompone il bambolotto, così il medico vede se non ha lasciato, per caso, una manina dentro al ventre della mamma. Sono cose raccapriccianti. E noi vogliamo unirci senza risolvere questi problemi. Noi vogliamo unirci, però non si può parlare di questo, bisogna stare attenti, perché lo sapete che non si può far sentire il battito cardiaco; ed è questa una situazione estremamente grave. E questo vale per tutto. Vale anche per la regolamentazione della FIVET naturalmente. In certi stati è permessa, in altri non è permessa, in altri è permessa fino a un certo punto, in alcuni stati è permessa la sperimentazione sui feti, ad esempio, venuti male. Cose aberranti, che sembrano impossibili, se viste con il buon senso, semplicemente con il buon senso. Non sto facendo un discorso religioso. Sto parlando semplicemente di buon senso e di quello che vede la scienza, perché la cosa strana è che la scienza sta andando in una direzione in cui l’embrione non ha più senso distinguerlo dal feto. Ormai la biologia stessa vede che l’essere umano è un continuum dal concepimento fino alla fine della vita. Gli scienziati, di qualunque tendenza, non possono negarlo. Fanno studi su questo e, invece, poi si va da un’altra strada.
C’è un giornale romano che ha fatto un articolo, no, due articoli sullo stesso giornale. Nella pagina della cultura: “ah! Gli scienziati hanno scoperto che la vita comincia fin da subito; hanno detto che…, perché gia qui…” molto serio, un discorso molto serio. Poche pagine prima o poche pagine dopo, lo stesso giornale, spero non lo stesso giornalista, invece, inneggiava proprio alla, si accaniva contro gli antiaboristi dicendo: “vogliono far tornare indietro la nostra cultura, ormai la donna si è appropriata di questa libertà”. Ma nello stesso giornale, senza pudore, senza pudore: e questa è la situazione. Ora, quindi, è tutto il problema della procreatica che deve essere rivisto.
Ne sappiamo ancora troppo poco, e questo lo dico come scienziato, ne sappiamo ancora troppo poco per legiferare. Fermiamoci, ma non ci possiamo più fermare. E allora che fare? Non lo so. Io non lo so. Io combatto la mia battaglia ma so di essere un po’ stravagante; certo, è vero.
Poi ci sono anche le conseguenze, e bisogna tenerne conto delle conseguenze dei tentativi, perché sono tentativi, talvolta riusciti naturalmente, di avere figli con la fecondazione al di fuori del corpo umano. Tutta gestita dal tecnico. A questo punto, mi calo nel mio specifico. Sono un clinico e quindi parlo da clinico. Le donne che fanno tentativi di fecondazione in vitro, che si sottopongono a questo (e questo vale anche per quelle che si sottopongono ad altre tecniche, ma questa più di altre) spesso, appunto, presentano, come ho detto prima, una sindrome da donna stuprata, perché percepisce quello. Ma dopo se ne accorge. E io spesso non posso farci niente, ormai. Viene già che il gioco è fatto. Poi rifiuta spesso il bambino (badate dico spesso, non sempre), perché non lo sente suo. Proprio lunghe sedute piene di sofferenza, di dolore e di pianto. Oppure può manifestarsi la depressione. Questa grave forma di rifiuto della vita, che è la depressione, che subentra anche nella sindrome post-abortiva, che subentra anche in tanti altri tentativi andati a vuoto. Comunque io ho voluto veramente qui parlarvi, dandovi un po’ una visione complessiva della situazione, non solo della FIVET, perché io sono indignato e stupito che noi mandiamo le nostre ragazze, e anche i nostri ragazzi, incontro alla vita senza aver insegnato come avviene l’aborto, senza aver insegnato come è la vita intrauterina, senza aver insegnato che cos’è la FIVET, realmente. A scuola si studia Dante, benissimo, la filosofia, benissimo, la matematica e la storia dell’arte, benissimo, eppure uno dei momenti più importanti, cioè la decisione di mettere al mondo un altro essere, oppure di ucciderlo, non viene insegnato.
Quindi io stesso, personalmente, quando vado a parlare di queste cose nelle scuole, poi sono aggredito da ragazze, soprattutto, e da ragazzi (quando sono scuole superiori, ci sono ragazze di 19/20 anni che di aborti ne hanno già fatti), che quasi mi sequestrano, mi saltano addosso e piangendo mi dicono:
“però professore, perché non ce lo hanno detto, perché la psicologa che ha fatto il colloquio con me mi ha detto ‘ma si, certo tu non puoi, stai tranquilla, non è pericoloso’, ma perché non mi hanno detto questo?”
e quel pianto è un pianto accorato, di cui mi sono sentito anche io colpevole, perché anche io faccio la parte degli adulti, che avrebbe dovuto insegnare questo. Io dove posso lo insegno.
Quindi, come vedete, la FIVET oltretutto, e concludo, (e queste sono le prospettive future, quelle più inquietanti) la FIVET può assolutamente dimenticarsi, far sì che ci si dimentichi di come si fanno i figli attraverso il gesto d’amore. Certo, ci sono anche accoppiamenti che non sono d’amore, per carità, purtroppo. La donna può diventare, e anche il maschio, praticamente inutile, perché si prende l’uovo, lo si tira fuori (adesso è abbastanza facile, con una siringa), lo si unisce con uno spermatozoo, si mette in un’incubatrice e lo si può portare fino… non lo si fa ancora, ma si può portarlo fino alla nascita, e addirittura lo si può anche alimentare, assolutamente in modo artificiale. Quindi cosa ne sarà anche del corpo del maschio e della femmina? Cosa servirà il corpo maschile? Il pene maschile che non ha più bisogno di penetrare, perché tanto si toglie lo sperma, così. Cosa ne saranno dei fianchi della donna? Cosa ne sarà dell’utero della donna che non dovrà più contenere nulla? Delle mammelle che non dovranno più allattare? Ma è una cosa che, adesso, è assurda, ma che ne sappiamo? Si può fare. E questo che dice Testard. Si può fare. Speriamo che non si faccia mai!
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