Dall’infertilità alla fertilità
Luis Jensen – Direttore Istituto Paolo VI
(L’intervista è stata condotta dal Prof. Giuseppe Noia)
d) Jensen, lei si è formato alla facoltà di chirurgia e medicina dell’università statale di Santiago, dove ha esercitato la professione di ginecologo per 20 anni. Attualmente proviene dall’università cattolica di Santiago del Cile. Ci può raccontare un po’ la sua esperienza passata e quale è stato il suo impegno di ginecologo cattolico?
r) Lavorando come ginecologo cattolico nell’università del Cile, che è una università statale nella quale i medici non hanno interesse a mettere in pratica gli insegnamenti della Chiesa, per contrasto abbiamo avuto modo di arrivare a conoscere, a valorizzare in maniera più cosciente qual è questa visione della Chiesa, abbiamo potuto per questo, grazie ad una équipe multidisciplinare di lavoro con altri ginecologi, ostetrici, psicologi, assistenti sociali, in modo che in 20 anni abbiamo avuto una chiarezza abbastanza ampia ed anche concreta, nella vita quotidiana della pratica ginecologica, di quella che è questa visione così straordinariamente ricca che la Chiesa ci offre.
Questa visione ci ha permesso di mettere in pratica l’insegnamento della Chiesa senza fare uso di argomenti dottrinali o dogmatici, ma solamente attraverso la logica e il valore della ricerca, della clinica, della relazione con i colleghi, con i quali abbiamo imparato a condividere. Questa in sintesi l’esperienza di lavorare come cattolico. Credo che sia in questo contesto che nasce l’invito a venire a far parte di questa équipe a Roma, di poter aiutare nella organizzazione, nella direzione di questo nuovo Istituto che studia la tecnica, l’infertilità, l’Istituto Paolo VI.
Questo invito a parlare della fertilità e della infertilità – in concreto il titolo è “dalla infertilità alla fertilità” – prima di tutto mi fa riflettere su quello che oggi è il concetto che si ha di fertilità e di infertilità. Sono convinto che entrambi questi concetti siano deformati. La fertilità oggi si vede come una malattia, che si associa al concetto di natalità, che è vista come una minaccia per la pace mondiale, come una minaccia per le persone. E quindi questo rischio si giustifica che sia trattato con un altro rischio, che sono i contraccettivi. Anche l’infertilità è vista come una malattia, e anche in questo caso si usano delle tecniche mediche per risolvere questa malattia.
Prima di tutto soffermiamoci un momento sul tema della fertilità. Dicevo che la fertilità si vede come una malattia, dunque il figlio è il risultato di questa malattia, quindi è un peso, una difficoltà. Praticamente in tutti i paesi sottosviluppati si sono introdotti i contraccettivi per trattare un rischio di salute concreto che è la mortalità materna per aborto provocato. Questo problema serio di salute pubblica giustificava l’introduzione di questi altri meccanismi. Cosa è successo poi? Che dopo 40 anni la contraccezione fa parte della vita normale, della mentalità comune, i contraccettivi si distribuiscono anche nelle scuole, cosicché oggi la contraccezione è qualcosa che non si mette in discussione, non ci si rende neppure conto che sia stata introdotta per un rischio di salute, c’è stato un cambio di mentalità, e questo cambio ci spinge con maggiore forza a sottolineare ciò che sta in gioco: il fatto che si è perduta la dimensione procreativa della sessualità, cioè si è tolta dal contesto dell’amore umano e della sessualità, il concetto del figlio, della fertilità. Quella cioè che doveva essere una ricchezza si è trasformata, come prima dicevo, in una malattia.
Lo stesso avviene nel campo dell’infertilità, si considera una malattia, e la tecnica che la medicina moderna possiede per trattarla è la fecondazione in vitro. Queste tecniche, quindi, sono state sviluppate a prescindere dal rischio e dal costo che hanno, per trattare questo grande problema di salute, e queste tecniche dopo tanti anni vediamo che sono uscite dal concetto della coppia infertile e vengono utilizzate per coppie omosessuali, per persone che desiderano degli organi in deposito, insomma hanno una utilizzazione molto più ampia, per cui si può fare un parallelo con la contraccezione, però in questo caso si toglie dall’amore coniugale la dimensione di comunione, la dimensione unitiva, l’amore unitivo; si perde questa dimensione di modo che per l’amore coniugale non è necessaria la comunione, perché si possa avere una vita umana. E questo ci porta a valorizzare con maggiore forza questa ricchezza che ha l’insegnamento della chiesa, che corrisponde alla necessità che l’uomo ha di mantenere unita la dimensione unitiva e la dimensione procreativa dell’amore coniugale. La dimensione procreativa nella quale la vita sorge come frutto dell’amore sponsale.
Abbiamo dunque davanti una grande sfida, una grande missione, quella di arrivare a restituire alla nostra cultura, alla nostra società, questa piena integrazione dell’amore sponsale, che vedano la meraviglia che è poter insegnare agli sposi che abbiano una comunione piena, e come frutto di questa comunione nasce la vita.
d) Nella rivista Reproduction, Fertility and Development Lei afferma che non esiste una definizione epidemiologicamente rigorosa di queste verità. A suo avviso questo ha portato molte coppie non verso un corretto approccio terapeutico, ma al contrario verso le tecniche di fecondazione artificiale?
r) Sono assolutamente d’accordo su quanto mi segnali, nel senso che effettivamente oggi si è esagerato con l’uso di queste tecniche di fecondazione assistita. Ci sono già degli studi fatti in diversi paesi che segnalano come il tasso di concepimento delle coppie nel periodo che stanno in attesa della tecnica, è maggiore del tasso di concepimento durante la tecnica stessa, e questo indica appunto che si sta esagerando con l’uso. Il problema di queste tecniche è che così come la contraccezione nell’arco di 40 anni ha deviato le risorse per l’investigazione, per lo studio di come frenare la fertilità normale, quindi non si è studiata la fertilità normale, così con la fecondazione assistita si salta il processo normale del concepimento, della fecondità, dell’ovulazione, del trasporto spermatico, ecc. e si va direttamente all’unione dei gameti in un contesto diverso dal naturale; pertanto a maggior ragione non si studiano le cause, i meccanismi più raffinati della fertilità o dell’infertilità, e in questo senso credo che effettivamente si stia esagerando con l’uso di queste tecniche, e reso difficile il vero conoscimento del processo della fertilità umana.
d) Un altro aspetto importante: quale risposta secondo lei è più giusta e più corretta dal punto di vista scientifico alla forte domanda di figli?
r) Qui sta il punto chiave: se consideriamo che la fertilità è una ricchezza, un frutto dell’amore umano, è una conseguenza di quella meraviglia che è la mutua donazione degli sposi, la terapia che noi possiamo offrire alle cause di infertilità sono tutte quelle tecniche, quei possibili aiuti, che possiamo dare alla donna, all’uomo o alla coppia, perché la loro comunione coniugale arrivi al concepimento del figlio. Assicurarci cioè che essi vedano sempre il figlio come un dono, come un regalo, come una conseguenza del loro amore sponsale. In questo senso tutte le tecniche che noi possiamo avere per restaurare le condizioni di fertilità dell’uno, dell’altro, di entrambi, quando la causa di infertilità è comune, sono benvenute. Speriamo di poterle studiare e anche poterle sviluppare e quindi poter dire nell’arco di un certo tempo quale impatto ognuno di questi possibili aiuti ha nei confronti delle diverse cause di fertilità o di infertilità. Quindi direi che tutto quello che permette che la vita nasca dall’intimità dell’amore sponsale è quello che noi crediamo si debba sviluppare e cercheremo di sviluppare; al contrario, tutte le tecniche che separano l’unione dei gameti dall’amore coniugale, noi non le svilupperemo.
d) In quali situazioni i metodi naturali rappresentano una risposta scientificamente valida?
r) Nella nostra esperienza i metodi naturali sono una tecnica che permette una conoscenza molto raffinata, accurata, dettagliata ed anche molto sicura – e in questo senso efficace – della fertilità femminile. E se ben conosciuti i metodi naturali permettono che la donna sappia esattamente quando è fertile, e quando ha dei problemi di sub-fertilità o un’alterazione nella sua fertilità. In caso di infertilità hanno un’applicazione molto grande, perché tra il 30% e il 60% delle cause di infertilità riguarda l’ovulazione, e i metodi naturali sono una tecnica che permette di conoscere l’ovulazione, e che permette quindi alla donna di conoscere quando è normale e quando si normalizza, nel caso in cui ci sia stata una patologia. In questo senso i metodi naturali hanno un’applicazione estremamente utile e scientificamente valida ed applicabile a questo tema dell’infertilità.
D’altra parte c’è una percentuale importante, che non è quantificata esattamente, ma dovrebbe essere tra il 25% e il 30% di cause infiammatorie, che riguardano la porta di ingresso degli spermatozoi e quindi alterazioni nelle funzioni del collo dell’utero e i metodi naturali permettono di verificare questo, cioè permettono alla donna di sapere com’è la risposta della cervice allo stimolo ormonale nel caso che l’ovulazione stia funzionando bene, sapere cioè se la risposta del collo dell’utero è una risposta adeguata allo stimolo, quindi anche in questo caso permettono alla donna di sapere se è possibile nel suo caso, se ci sia un buon trasporto, una buona captazione e anche una buona interazione con gli spermatozoi. In questo senso anche i metodi naturali danno un supporto scientifico, tecnico, adeguato e certamente etico al problema dell’infertilità. D’altra parte nella nostra esperienza clinica vediamo anche come i metodi naturali aiutano molte coppie che hanno problemi di infertilità, ma che non arrivano a capire e a trattare la causa, li aiutano perché poi nel corso del tempo essi possano concepire il figlio, perché normalmente quando si realizza lo studio la donna è sottoposta ad un enorme stress, deve fare interventi, ecografie, prelievi, esami, e questo produce un’alterazione; è come quando una persona comincia ad osservare come respira: immediatamente gli manca l’aria, si sente stanco, una serie di alterazioni che non nota in condizioni normali, ecco lo stesso succede con la fertilità. Quando si è concentrati a studiarla, la fertilità mostra delle piccole alterazioni che influiscono sulla normalità; al contrario quando si dimostra alla donna che è tutto normale, che tutto va bene, e che lei stessa può monitorare questa normalità attraverso i metodi naturali, è abbastanza frequente che nell’arco di due o tre cicli, nell’intimità e nella normalità, la donna concepisca un figlio.
Brevemente, abbiamo tre motivi per i quali i metodi naturali hanno una straordinaria utilità: quando c’è un problema di ovulazione, di infiammazione e quando c’è un problema di stress.
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