d) Nel Suo notevole discorso alla città di Como per la festa del Patrono S. Abbondio, il 30 agosto 2000, Ella ha detto che viviamo in una patria in cui ci sentiamo sempre più stranieri. Quali sono i motivi che toccano più da vicino il tema di questo Convegno?

r) La situazione in cui siamo è tale per cui è difficile chiederci l’amore per la patria così come è. Non dico l’amore per l’ordinamento statutario politico, ma quanto piuttosto la società. Ebbene, bisogna dire che quando uno stato non rispetta più la vita nascente, è abbastanza incline ad approvare la cancellazione della vita declinante, permette la fecondazione artificiale, quindi rovina la famiglia, non dà la libertà della scuola, ecc. qui non mi si dica che il Risorgimento voleva queste cose, ma qui bisogna andare molto più indietro, bisogna andare alle origini di una civiltà che inevitabilmente si imbatte nel cristianesimo. Ora qui lo stiamo tradendo il cristianesimo.

d) Non crede che il criterio per giudicare della accettabilità di compromessi politico-legislativi in materia di tutela della vita sia quella della assoluta intangibilità della vita umana, e che questo non riguardi soltanto i credenti nella dottrina cattolica, ma il campo dei diritti umani fondamentali, travolti dai cosiddetti diritti civili?

r) Quando si perde la fede, non è che non si creda più a niente, si è pronti a credere tutto. Cioè, qui prima ancora della fede bisogna recuperare il senso della ragione, cioè il valore dell’intelligenza. Del resto, uno parla perché ha alle spalle la rivelazione di Dio, ma poi non rinuncia a pensare. Ebbene, questo ragionamento del rispetto della vita è un ragionamento che vale per qualsiasi uomo che voglia usare l’intelligenza. Stando così le cose bisognerebbe cavare una conclusione molto semplice, che del resto Giovanni Paolo II dava già nella Evangelium Vitae, ma l’aveva già esposta prima questa convinzione, che quando uno stato non riconosce dei diritti che ci sono e che non sono attribuibili, ma sono da riconoscere, allora lo stato non è più uno stato democratico, è uno stato che prevarica sulle persone e di conseguenza, anche inconsapevolmente, diventa uno stato totalitario. Oggi da questo punto di vista bisogna dire che, non solo la politica consente questa infrazione del diritto fondamentale della vita a degli esseri innocenti, ma che c’è tutta una orchestrazione della cultura ufficiale per cui non si può più nemmeno parlare della uccisione di vite innocenti, nemmeno di aborto, bisogna parlare di interruzione della gravidanza, come se la gravidanza fosse una sorta di situazione ormonale, che viene cambiata rispetto alla normalità. Qui di solito gli scienziati vanno a prendere la teoria del pre-embrione nei primi 14 giorni, e qui devo dire alla Levi-Montalcini – per dire una delle persone più illustri – che bisogna vedere se prima dei 14 giorni c’è già un codice genetico, che poi continua. E comunque chiedo alla Levi-Montalcini se uccidendo quel pre-embrione che era lei, ci sarebbe stata lei. E cioè, allora non è soltanto … c’è già una vita umana. E qui ci troviamo di fronte a mani che sanguinano. Certo, in camice bianco da parte dei carnefici, ma lo si dica chiaramente, almeno si sappia con esattezza che cosa si fa e non si giocherelli a nascondino.

d) Ritiene che, per stare nel campo cattolico, sia abbastanza chiarito ai fedeli che in virtù del diritto primario alla vita, che precede quello della famiglia, non si può in nessun caso ricorrere alla fecondazione extracorporea, sia essa omologa che eterologa? Oppure che una certa preoccupazione di essere politicamente corretti stenda spesso un silenzioso velo sull’annuncio della verità?

r) Le rispondo con le parole di san Tommaso, il quale dice che lo stato non può imporre tutte le virtù dell’uomo onesto, però dice anche che ci sono alcuni limiti che lo stato non può valicare, e cioè lui fa due esempi: l’omicidio e il furto. Il furto oggi lo capirebbero, almeno i possidenti. Detto questo bisogna stare molto attenti a non continuare ad applicare la teoria del minor male, perché si arriva ad essere insignificanti e inincisivi da parte dei cattolici. Da parte mia direi anche che è vero fino a un certo punto, che questo diritto della vita è antecedente alla famiglia, perché deve nascere questo diritto all’interno della famiglia, e di conseguenza io credo davvero – a parte le amenità: parlavo qualche tempo fa in una tavola rotonda con il ministro Katia Belillo, la quale mi diceva che la famiglia è un fatto privato; io sono rimasto, la costituzione parla della famiglia, c’è tutto un libro del codice di diritto della famiglia, ma cosa vuol dire? Un ministro per il fatto di essere ministro non viene dotato né di intelligenza né di competenza, a quanto pare – dicevo, bisogna che si tenga conto del fatto che ogni tentativo di snaturare la famiglia – e la famiglia deve considerare il figlio come un dono, non come un diritto da pretendere a tutti i costi – è un vulnus che si reca alla società. Di conseguenza c’è un abisso tra un atto di amore e un prodotto d un procedimento tecnico. E’ strano che a questo punto i cattolici accusati continuamente di sessuofobia difendano l’atto di amore sponsale, così come il Padre eterno, la natura l’han fatto, e dicono che è lì che deve nascere, sorgere la vita nuova e avere un suo sviluppo, perché allora non diventa il possesso, senza poi parlare di tutti gli aborti che concretamente avvengono, tutte le uccisioni di vite umane innocenti che avvengono in concomitanza con la fecondazione – omologa o eterologa – ma artificiale. Credo che bisognerà riflettere molto su questo, perché andiamo a parlare di gulag e dell’olocausto, ma qui siamo di fronte a un olocausto e a una purga staliniana, che continua in guanti bianchi.