d) Cosa pensa della sostituzione dell’atto d’amore, che dona la vita, con un tecnico che la produce in vitro? E qual è secondo Lei l’impatto sulla sacralità della famiglia?

r.) Vorrei fare una premessa, prima di rispondere alla domanda: quando noi credenti parliamo di beni morali, non vogliamo imporre la nostra fede agli altri, ma offriamo ragionamenti a persone che potrebbero e dovrebbero ragionare come noi, e i nostri ragionamenti partono da un esame sereno del libro della vita e della segnaletica che è inscritta nel libro della vita e che ognuno può leggere, chi crede e chi non crede. Mi spiego con un esempio: se domani uno dicesse: guardate, da oggi in poi bisogna camminare poggiando le mani per terra e i piedi in alto. Io direi: no, guarda, i piedi sono fatti in maniera tale che servono per camminare, è inscritto nel libro della vita. Se tu mi fai questa proposta vai contro il libro della vita e contro la segnaletica che c’è inscritta. E’ questo lo stile con cui noi affrontiamo i temi morali. Fatta questa premessa, io vengo alla domanda e dico: guardiamo il libro della vita. Guardiamo come è scritta, come è concepita l’architettura della vita, ebbene guardando la nascita, il concepimento della vita umana, noi vediamo che la cellula umana è composta di 23 cromosomi, che vengono dal patrimonio del padre, e di 23 cromosomi, che vengono dal patrimonio della madre, e formano la cellula umana 46. E tutta questa composizione avviene nell’atto di amore che unisce il padre e la madre, il futuro padre e la futura madre. Questo è inscritto nel libro della vita, questa è sicuramente l’architettura della vita, così come è stata pensata da colui che ha dato la vita. E anche se qualcuno volesse dire che non esiste colui che ha dato la vita, deve però ammettere che l’architettura è questa. Allora, davanti a questa realtà mi dico: vogliamo sconvolgere questo progetto? Vogliamo sconvolgere questa architettura? L’uomo ha diritto di sconvolgere questa architettura? E’ mai possibile che possa mandare in frantumi questa architettura per rendere la vita un prodotto di laboratorio? Un salto di questo genere mette a repentaglio tutto il significato del concepimento e di conseguenza – perché un errore iniziale ha ripercussioni successive – tutto il senso del cammino della vita umana. Noi diciamo: state attenti! Un errore fatto all’inizio poi alla fine ha conseguenze tragiche. E aggiungerei: oggi molti, anche non credenti, stanno riscoprendo l’ecologia. Benissimo. Cos’è l’ecologia? E’ il riconoscimento che nella natura – noi diciamo nella creazione – ci sono delle leggi. E se l’uomo viola queste leggi c’è una ripercussione, quasi una ribellione della natura, perché al suo interno ha delle leggi. Allora non ci sono leggi, non c’è una segnaletica ben precisa nel momento più importante della vita umana, che è il concepimento della vita umana? E far saltare quelle leggi, violare quelle leggi, non avrà delle ripercussioni drammatiche anche sulla stessa, sulla vita stessa del nascituro? Oltre ché sul significato globale della vita che viene indubbiamente infranto. Questa è la posizione dei credenti, ma è una posizione che non parte dalla fede, ma parte dalla ragione; che poi per noi si illumina nella fede, ma tutto il percorso della ragione lo possono condividere o perlomeno discutere con noi anche quelli che non credono.

d) Sappiamo che per ogni bimbo che nasce con la fecondazione in vitro ci sono almeno 25 fratelli che muoiono. Qual è, secondo Sua Eccellenza, la responsabilità morale di chi provoca di fatto questo eccidio? Responsabilità morale che oggi è attutita, se non addirittura eliminata.

r) Anche qui partiamo dal libro della vita. La scienza ci dice che nel momento in cui si unisce il patrimonio paterno e il patrimonio materno scatta una vita umana, si accende una vita umana, questo è ormai un dato scientifico. Una vita umana che poi chiaramente avrà un suo sviluppo, uno sviluppo omogeneo e continuo, ma senza salti. La vita umana c’è fin dall’inizio: è nel concepimento il salto nell’umanità, non dopo, perché non ci può essere un momento in quello sviluppo in cui uno può dire: al 13°, al 14°, al 16° giorno, perché lo sviluppo è omogeneo. O l’uomo c’è dall’inizio o non c’è mai. Il salto nell’umanità è il concepimento, e questo è un dato scientifico. Allora io mi chiedo: si può far nascere uccidendo? Se è lecito questo, è lecito tutto. Allora io posso ammazzare un ammalato per prendere qualche organo buono, che ancora gli resta; posso ammazzare un detenuto, perché non mi serve più, ma tutto, tutto è possibile. Tutto si può ammettere, se è ammesso che per far nascere si possa uccidere. Allora nessuna vita può essere più rispettata, e questo lo può capire qualsiasi persona, è un ragionamento limpido, un ragionamento direi quasi ovvio, che una intelligenza libera e veramente serena dovrebbe condividere.

d) Come possiamo accettare la pretesa del figlio ad ogni costo, in una nazione nella quale si finanzia l’eliminazione dei bambini, naturalmente concepiti, tramite l’aborto di stato? Non è questo frutto di una stessa logica?

r)Vede, qui c’è proprio una contraddizione, ovvia. E ripeto, una persona che ragiona la individua subito: da una parte si uccide la vita concepita, dall’altra ci si accanisce per concepire creando vita in laboratorio. Allora vuol dire che questo accanimento per creare vita in laboratorio non è fatto per servire la vita, perché dall’altra parte si uccide. E’ fatto semplicemente per gusto di avventura, per un vero delirio di onnipotenza nel quale l’uomo di oggi cerca di mettersi al posto di Dio. Ma chi prende il posto di Dio senza essere Dio, prepara le più grandi sventure. Perché non ci sarà uomo che possa sostituirsi a Dio e pretendere di avere una sapienza come la sua. Il solo pensarlo è una follia, e oggi noi viviamo in un’epoca in cui tante e tante follie stanno sbocciando ogni giorno. E se ne paga il prezzo. Abbiamo guardato con orrore a certe esperienze del secolo scorso, esperienze di medici che si sono messi al servizio di poteri politici folli, pensiamo soltanto a quello che è accaduto nei campi di concentramento. Ebbene, quello che è accaduto nel secolo scorso, in confronto a quello che sta accadendo oggi è ben misera cosa. Riflettiamoci, riflettiamoci! E ripeto: l’invito è alla ragione, perché la nostra epoca è segnata da una crisi di ragione, prima che da una crisi di fede.