INTRODUZIONE

Con una lettera all’Editore pubblicata su Lancet nel 1978 è iniziata la storia della procreazione assistita. Con essa il ginecologo P.C. Steptoe e il biologo R.G. Edwards annunciavano alla comunità scientifica mondiale la nascita della piccola Louise Brown, primo essere umano concepito in “provetta da un ovocita aspirato in laparoscopia il 10 novembre 1977 in un ciclo ovulatorio spontaneo, in una donna sterile per occlusione bilaterale delle tube” (1). Da allora la strada fatta dalla procreazione assistita è stata veramente tanta (fig. 1).

Innanzi tutto il ciclo spontaneo è confinato all’ 1% delle procreazioni assistite e ormai si preferisce l’induzione dell’ovulazione multipla con gonadotropine ricombinanti, prevalentemente FSH ricombinante. Inoltre quasi sempre viene inibita la paziente con analoghi del GnRH spesso a long action. Più recentemente è insorto l’uso di utilizzare i GnRH antagonisti al posto dei GnRH analoghi sempre per inibire l’ipofisi ed impedire che l’eccessiva produzione di estrogeni da parte dell’ovaio possa provocare un picco endogeno di LH e quindi l’ovulazione quando non opportuno.