L’insegnamento del metodo Billings: contributo di un’esperienza di servizio all’amore e alla vita. Prospettive per il futuro.
Medua Grazia Boioni Dedè – Consulente sessuale, Direttore Consultorio CEAF Milano
Permettetemi di iniziare questo intervento partendo da quanto sta all’origine della mia presenza qui oggi. Benché io parli in prima persona, chi mi sta ascoltando dovrebbe sostituire il soggetto “io” con un “noi”, perché è soprattutto un’esperienza di coppia che mi accingo a presentarvi.
Infatti, occorre risalire al momento in cui, insieme al mio sposo Achille, ci siamo sentiti “chiamati” ad impegnarci nella promozione del metodo naturale Billings, che avevamo conosciuto da fidanzati e che poi, da giovani sposi, ci ha “accompagnato” durante tutto il nostro matrimonio. Ho scelto di usare questo termine “accompagnato”, perché il metodo Billings è stato da noi vissuto come un grande dono che il Signore ci ha fatto per la crescita e la maturazione del nostro amore coniugale.
L’incontro con alcune persone determinanti per la nostra vita di coppia era evidentemente nel Progetto d’Amore che Dio ha voluto per noi (ne ricordo una per tutte: la dottoressa Anna Cappella alla quale va tutto il nostro grazie riconoscente, così come a tutte le altre!). Questa consapevolezza di un grande Bene ricevuto ci ha stimolato a farci a nostra volta strumento di bene per gli altri. E’ stata inequivocabilmente una “chiamata” alla quale abbiamo risposto non senza timori e preoccupazioni, soprattutto da parte mia. Infatti, pur non avendo una specifica preparazione medica, mi sono trovata ad “invadere” – per così dire – un campo così complesso e specialistico quale quello della medicina, senza peraltro velleità alcuna di sostituirmi ai professionisti. E qui mi è stato di grandissimo aiuto e sostegno mio marito, medico pediatra, che si è accollato l’onere di insegnarmi tutte quelle conoscenze scientifiche, che sono necessarie per lo svolgimento del servizio di insegnamento del metodo Billings. Entrambi eravamo convinti, come ancora oggi, che il volontario deve essere formato almeno con la stessa cura e precisione con la quale si formano i professionisti in campo lavorativo, oltre a possedere e a sviluppare doti umane irrinunciabili, quali: una particolare sensibilità, un’attenzione profonda e una grande capacità di ascolto e di accoglienza, per ogni persona che incontra nello svolgimento del proprio servizio.
Ecco perché sono qui oggi anche, e anzi direi soprattutto, a nome del mio sposo Achille, che ha davvero speso gli ultimi respiri e tutte le sue energie per questi due valori: l’Amore e la Vita! Quando gli affanni del quotidiano rischiano di avere la meglio su di me e sul mio servizio, ripenso ad un episodio, che lo riguarda e che pochissimi conoscono.
Si riferisce ad una sua partecipazione ad un incontro presso Alessandria, avvenuto quando già la malattia stava progredendo. Il mattino si era sottoposto alla chemioterapia e subito dopo siamo partiti da Milano in auto per giungere con tutta calma a destinazione, trascorrendo così la giornata insieme. Pur conservando in me un tenerissimo e dolcissimo ricordo di quella giornata, non posso dimenticare la mia preoccupazione di allora, il timore che potesse sentirsi male e l’ansia per il futuro della sua salute. Ricordo però altrettanto bene, la sua forza, la sua determinazione a voler portare a termine l’incarico affidatogli: servire ancora una volta, attraverso le sue parole, i due valori fondamentali nei quali credeva fermamente. E non è stato facile! Nonostante il malessere e la debolezza per la terapia e la malattia, cercava di dare fondo a tutte le sue energie, più spirituali che fisiche, per svolgere il suo compito, preoccupandosi anche di proteggere me dalla sofferenza di vederlo troppo affaticato. Questa sua testimonianza è stata ed è tuttora per me ancora un modello, spesso irraggiungibile, dell’impegno con il quale devono essere proposti e difesi questi due valori fondamentali.
Il primo frutto dei tanti anni di servizio come responsabile per la formazione di nuove insegnanti del metodo Billings è quello di avere compreso che la dote più importante di un’insegnante dei metodi naturali è un cuore sollecito, pieno di calore umano, un’attenzione partecipata, non superficiale verso le persone, in ultima analisi una capacità di amore autentica per il prossimo, privilegiando in particolare il prossimo più debole, più in difficoltà, il più indifeso.
E’ questo amore che ci ha portato a collaborare, in breve tempo, con il Movimento per Vita.
Chi si impegna a promuovere l’amore nella coppia, non può che trovarsi immediatamente anche a promuovere la vita. Sono due valori inscindibili, inconcepibile l’uno senza l’altro.
Nel più che ventennale servizio di insegnamento del metodo naturale Billings abbiamo avuto modo di incontrare un grande numero di coppie, che hanno scelto il cammino dei metodi naturali per vivere una maternità e paternità autenticamente responsabili.
Da questa esperienza ho tratto alcuni spunti che vorrei offrire alla vostra riflessione.
Ogni coppia, consapevole o meno, porta dentro di sé l’intuizione che la vita è un valore, ma la società in cui viviamo lancia segnali decisamente contrari. Anche all’interno del nostro cuore e della nostra mente ci troviamo a combattere una battaglia contro l’egoismo che ci presenta solo gli aspetti problematici della maternità/paternità, nascondendoci invece la gioia e la preziosità di quella realtà splendida che è il bambino.
Sono due gli atteggiamenti di fondo che ho incontrato in consulenza:
- le coppie che desideravano rinviare o evitare la gravidanza e
- quelle che, talvolta quasi con disperazione, la ricercavano con forza.
1) – L’incontro con le prime ha fatto emergere la necessità di una loro riconciliazione con la propria fertilità di coppia. E’ necessario che ogni coppia “legga” questa dote costitutiva di ogni essere umano come una ricchezza e non come una “seccatura”, o un “peso”, se non peggio!
E’ a partire da questa accettazione che è possibile un cammino di rinascita della coppia, attraverso la riscoperta della bellezza e della gioia della relazione sessuale coniugale. In caso contrario la relazione sponsale si immiserisce in gesti sessuali, stanchi, ripetitivi, spesso subiti, almeno da uno dei due, se non da entrambi, privi di slancio, privi di autentico amore e quindi privi di gioia. Il compito educativo dell’insegnante di un metodo naturale è rivolto proprio a guidare gli sposi alla scoperta o riscoperta di questo valore. Ciò ha un positivo riflesso anche sulla visione del frutto di questa fertilità: il bambino.
Tanto più una realtà è percepita come preziosa tanto più il suo frutto sarà accolto come dono prezioso.
In questa semplice affermazione sta una delle radici fondamentali del servizio di promozione alla vita che ogni insegnante svolge in consulenza. L’affermazione è semplice, il difficile per molte coppie è vivere la vita coniugale e le sue scelte a partire da questo valore.
L’altro aspetto generalmente carente in queste coppie è il dialogo, quella continua tensione reciproca a capirsi, comprendersi, condividere; mettere in comune, cioè, esperienze, vissuti, risonanze interiori, riflessioni. Il fatto più curioso e interessante sta nello scoprire che alla base del dialogo c’è l’ascolto “silenzioso”! Può sembrare un controsenso, ma non lo è. Proviamo a pensare: quante volte accade di sentire l’altro che parla, ma di non ascoltarlo con attenzione, perché intenti a preparare una replica o una risposta alle sue parole, prima ancora che la persona finisca di parlare? E, non è vero che spesso si tende a dare troppo precipitosamente per scontate le cose che l’altro ci sta dicendo e non gli si presta che un’attenzione superficiale? Questo non è “ascolto silenzioso”! Esso richiede il fare silenzio in se stessi, fermare il correre del nostro pensiero, per mettere tutta la nostra attenzione a servizio della persona che sta parlando; occorre entrare in un rapporto empatico. Quante volte si riesce davvero all’interno della coppia ad offrirsi reciprocamente tale qualità di ascolto?
“Sentire” e “ascoltare”[1] solo ad un esame superficiale appaiono sinonimi, in realtà si tratta di due azioni davvero profondamente diverse. L’uno è il risultato delle nostre terminazioni nervose, che inviano al cervello stimoli sonori che siamo in grado di decodificare (“sentire”); l’altro è il coinvolgimento di tutta la nostra persona e non solo del nostro senso dell’udito, nel cogliere parole, messaggi non verbali, reazioni, emozioni, e quant’altro può aiutarci a sentirci più vicini empaticamente all’interlocutore e comprenderlo nella sua realtà personale, fin quasi a “mettersi nei suoi panni” (come spesso si dice), il che significa sperimentare un maggiore coinvolgimento personale nella dinamica della relazione (“ascoltare”).
Questo atteggiamento sta alla base dell’accoglienza e dell’accettazione dell’altro. Il metodo Billings, in quanto metodo naturale, può costituire un valido strumento offerto alla coppia per educarsi all’accoglienza reciproca. Naturalmente la coppia resta libera di utilizzare, o meno, questo strumento di dialogo. Ma se esso viene usato anche con questo scopo, l’habitus mentale che si forma e matura nelle persone, aiuta ed essere più accoglienti e rispettosi a tutti i livelli:
* sul piano fisico, rispetto alla ritmicità della fertilità, che non dipende da noi ma dalla natura, e che richiede l’esercizio dell’autodominio rispetto alle scelte;
* sul piano dei tempi nella relazione sessuale: i tempi della donna e dell’uomo possono essere davvero molto diversi;
* sul piano delle attese reciproche: per evitare di lasciarsi condizionare solo dalle proprie;
* sul piano psicoaffettivo, dove il dimorfismo sessuale può creare difficoltà e tensioni, se non è stato ben interiorizzato;
* infine anche sul piano spirituale.
Si impara ad accogliere le parole dell’altro con rispetto e attenzione e si finisce con l’imparare ad accogliere tutta la persona dell’altro.
Ma la “persona dell’altro”, a questo punto non riguarda più solo lo sposo o la sposa, ma si riferisce anche a quel nuovo “altro” che è il figlio, divenendo così anche capacità di accoglienza del bambino.
L’intera famiglia che vive in questo clima di rispetto si traduce anche in benefici per i figli, i quali fin da piccoli, insieme al latte materno, ricevono i “semi” della capacità di accoglienza; in questo modo anche le relazioni fraterne e intrafamiliari possono venire impostate su tale valore.
Inoltre, in quanti desiderano evitare un concepimento sono quasi sempre presenti profondi sentimenti di paura della gravidanza, di angoscia per il futuro della relazione di coppia, avvelenata dalla difficoltà di vivere una sessualità serena proprio a causa di questa paura. Tutto ciò è ancora più visibile in coloro che hanno mentalmente rimosso il legame inscindibile tra i due significati del gesto sessuale: il significato unitivo e quello procreativo.
Non c’è cosa che scateni le più incontrollate paure, più di ciò che si cerca di negare con forza.
Altro importante compito dell’insegnante dei metodi naturali, allora, è proprio quello di presentare in continuazione questa eventualità, legandola all’esercizio della sessualità agita, non certamente presentandola come uno spauracchio, un pericolo da temere: il risultato sarebbe un ulteriore rifiuto del bambino, che assai facilmente esiterebbe in un aborto procurato, qualora egli si presentasse alla vita. Al contrario è importante presentare la gravidanza come il possibile frutto naturale delle nostre scelte di comportamento, frutto che diviene attuale quando si verifichino ben precise condizioni stabilite dalla natura secondo proprie leggi, che siamo però in grado di conoscere con l’intelligenza di cui il Signore ci ha dotato.
2) – Riflettendo ora sull’altro fronte, quello cioè di coloro che si avvicinano al metodo Billings per ottenere un concepimento, ci si trova a fronteggiare coppie attanagliate dall’ansia e che vivono sotto una cappa di sofferenza, forse ancora più acuta di quella delle coppie di cui ho appena detto. Coppie disposte a tutto per quel figlio tanto desiderato!
Esse vivono spesso come grave ingiustizia il fatto di non aver concepito. Il sentimento è dettato per lo più da ragioni, che hanno la radice nella convinzione che il figlio sia il semplice risultato di un atto di volontà dei coniugi; nessuno infatti pensa mai, all’inizio della vita di coppia, di non poter avere figli. Tutte le coppie danno per scontato di essere potenzialmente fertili, di esserlo tutte allo stesso modo e di poter ottenere il risultato non appena si decida di ricercare il concepimento. Ma non è così, e quando si scontrano con una realtà diversa, entrano in crisi. Pure la relazione di coppia accade a volte, che entri in crisi profonda.
Anche qui l’intervento dell’insegnante è delicatissimo: occorre non uccidere mai la speranza, perché i progetti del Signore a volte suscitano sorpresa e meraviglia! Ma nello stesso tempo occorre essere realisti.
Come aiutare allora queste coppie, cui si riconosce il diritto al legittimo desiderio di un figlio, nato dal loro amore sponsale? E’ giusto fare subito chiarezza e un intervento educativo attraverso il linguaggio da usare: il diritto che va riconosciuto alla coppia non è quello del “diritto al figlio”, ma del diritto al desiderio di un figlio nato da loro. Non è la stessa cosa!
Il figlio è un dono e non può mai essere preteso, pena la perdita della sua dignità di essere umano, che non può mai essere reificato, ridotto cioè ad oggetto del desiderio, sia pure di un legittimo desiderio umano. Occorre ribadire con forza, dopo averli aiutati a riconoscere la verità di questo dato, che non basta la volontà degli sposi per ottenere il dono di un figlio.
E’ necessario non avere timore ad affrontare il tema, che la Fonte della Vita non sta nell’essere umano, ma lo trascende. Mi è accaduto di rivolgere questo discorso anche a persone che si erano definite non credenti, utilizzando il termine di Natura, anziché di Dio e non ho mai sperimentato un rifiuto di quanto andavo dicendo, né contestazioni di alcun genere. D’altronde è esperienza diretta, viva e dolorosa proprio di queste coppie l’impossibilità di concepire nonostante la forte volontà di maternità e paternità degli sposi, soprattutto qualora siano assenti cause organiche conosciute per l’infertilità! Occorre, in tali situazioni, favorire nella coppia l’accettazione di una realtà di fatto. Tale accettazione è certamente accompagnata da sofferenza, che però può essere interiorizzata e resa in tal modo feconda di bene futuro per quelle coppie che si orientino verso altre scelte.
E’ importante, inoltre, aiutare la coppia a riflettere sulle motivazioni che li hanno spinti alla ricerca della gravidanza, perché essi stessi possano scoprire che ciò che è degno per il figlio è di essere il frutto dell’amore e non l’incarnazione e la possibile realizzazione di tutte le altre speranze, attese, compensazioni di cui è spesso caricata la ricerca di un figlio.
I componenti della coppia, tutti tesi alla ricerca del concepimento, molto spesso dimenticano il proprio ruolo di sposo e sposa, che va riscoperto e vivificato. Ciò aiuta anche a ridurre l’ansia, che può essere un fattore importante nell’ostacolare la fecondazione. Così facendo, molto spesso, il bimbo si presenta, quando magari non lo si attendeva più.
Altre volte i tentativi si ripetono senza successo, anche al di là di ostacoli fisici, che vanno comunque sempre rimossi, se possibile, e sempre comunque con mezzi moralmente leciti.
Ci sono state coppie, giunte a noi dopo essersi già sottoposte a tentativi di fecondazione artificiale, con esiti fallimentari, che imparando bene il metodo Billings, utilizzando in modo intelligente la conoscenza in tal modo acquisita ed esercitando le virtù della pazienza e della speranza, sono riuscite a concepire, con grandissima loro gioia.
Ma quando l’insegnante accompagna la coppia in questo periodo particolarmente delicato e difficile non deve dimenticare che è suo compito aiutare la coppia ad allargare i confini del proprio amore sponsale. E’ giusto ed è bene trovare il momento, l’occasione, le condizioni per suggerire argomenti di riflessione quali l’adozione, l’affido e le altre scelte vocazionali che permettano alla coppia di vivere in pienezza la fecondità spirituale del loro amore di sposi.
Nonostante i miei timori, non ho mai avuto reazioni negative a questi accenni fatti in consulenza, anche perché è un dovere dell’insegnante dei metodi naturali fare appello a tutte quelle doti di sensibilità, di opportunità, di tatto e di grande rispetto per la libertà delle persone, che ella deve possedere. Anzi, in molti casi, ho colto reazioni riconducibili quasi ad un senso di liberazione da un grande peso, nel prendere atto di una possibilità di scelta fino ad allora ignorata o negata, magari per timore dell’opposizione del proprio coniuge. L’insegnante allora si trova a fare da catalizzatore delle reazioni, consentendo agli sposi di conoscere il rispettivo pensiero circa tali possibilità, con esiti nel tempo decisamente molto positivi.
Prima di concludere, desidero aggiungere due parole circa le prospettive per il futuro di questo nostro servizio.
Dalle ultime ricerche nel campo della fertilità emerge da qualche tempo la conferma di una tendenza, in precedenza già notata durante lo svolgimento del nostro sevizio: un aumento delle coppie infertili o comunque con problemi di ipofertilità. Sarà nostra cura impegnarci a fondo nel prepararci ad offrire un valido supporto scientifico ed umano a queste coppie; senza dimenticare il compito educativo che siamo chiamati a svolgere verso le giovani generazioni, contribuendo ad impedire, con una corretta educazione alla sessualità, quei comportamenti ai quali possono essere riconducibili alcune concause di infertilità di coppia che emergono in età adulta, quali l’attività sessuale e il ricorso alla contraccezione ormonale, entrambi in età precoce.
E’ necessario, inoltre, approfondire sempre più la nostra preparazione scientifica ed etica circa le diverse tecniche di fecondazione artificiale e le biotecnologie più in generale, così da essere adeguatamente informate ed offrire un servizio competente e qualificato a quanti si rivolgono a noi, pur rimanendo nell’ambito del nostro ruolo.
Resta però sempre di fondamentale importanza il nostro compito educativo, soprattutto ma non solo, verso i giovani, per contribuire alla crescita e alla maturazione in tutti, di quei valori umani di rispetto, di accoglienza, di altruismo, di tensione autoeducativa, che sono e restano il terreno fertile nel quale si radicano tutte quelle scelte umane, che consentono di vivere una vita pienamente realizzata e una sessualità feconda e gioiosa.
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[1] Dal dizionario prendiamo queste due definizioni:
1) “Sentire” significa: “Avere una percezione o una sensazione determinata (con l’esclusione di qualsiasi riferimento alla vista) – Disporre delle facoltà dei sensi”.
2) “Ascoltare” significa: “Trattenersi di proposito a udire attentamente; prestare la propria attenzione o partecipazione a qualcosa in quanto oggetto o motivo di informazione, o di riflessione o anche di devozione”. Da: DEVOTO – OLI “Il dizionario della lingua italiana” Ed. Le Monnier.
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