Elena Giacchi – Centro studi e ricerche per la regolazione naturale della fertilità – Gemelli – Roma
I metodi naturali sono spesso considerati esclusivamente dei sistemi per evitare il concepimento, non dannosi per la salute. Questa è una visione molto riduttiva che non coglie la loro peculiarità, le potenzialità applicative anche per la ricerca della gravidanza, nonché la complessità delle implicazioni antropologiche, etiche e psico-sociali che la loro scelta comporta. I metodi naturali costituiscono, in realtà, uno strumento privilegiato di conoscenza che aiuta la coppia ad acquisire innanzitutto la consapevolezza del valore della propria fertilità e a maturare, di conseguenza, scelte che hanno alla base la condivisione, il rispetto reciproco tra i coniugi e l’amore nei confronti della vita. Essi sono dunque dei metodi diagnostici della fertilità che, attraverso la rilevazione di segni e sintomi naturali che si evidenziano nel corso del ciclo mestruale, offrono alla donna la possibilità di riconoscere, giorno per giorno, la presenza o assenza di fertilità nel suo organismo.
Questi segni naturali (ad es. le variazioni della temperatura basale, l’andamento del sintomo del muco cervicale), proprio perché rilevabili con facilità, potrebbero sembrare dei segni empirici, grossolani e poco affidabili; esistono invece nella letteratura medica, numerose pubblicazioni che ne dimostrano il solido fondamento scientifico, e fanno di essi dei markers biologici molto importanti dell’andamento ormonale del ciclo. (1-8)
La temperatura basale
In un ciclo ovulatorio la temperatura corporea, rilevata quotidianamente in condizioni “basali”, ossia di completo riposo, al mattino, al risveglio e possibilmente sempre alla stessa ora, presenta un caratteristico andamento bifasico (1-2), caratterizzato da valori più bassi nella fase preovulatoria, e valori che persistono ad un livello più elevato per tutta la durata della fase post -ovulatoria.
L’aumento della temperatura nella fase post-ovulatoria è dovuto alla secrezione dell’ormone progesterone prodotto dal corpo luteo formatosi nell’ovaio in seguito all’ovulazione. Quest’ormone esercita la sua azione non solo a livello dell’utero, sulla mucosa endometriale per renderla idonea all’impianto dell’embrione, ma ha anche sui centri nervosi che regolano la temperatura corporea, facendola innalzare di alcuni decimi.
L’andamento della temperatura basale nel corso del ciclo mestruale può essere schematizzato nel seguente modo (figura 1): durante la fase preovulatoria del ciclo, caratterizzata da livelli crescenti di estrogeni prodotti dai follicoli in maturazione e da bassi livelli di progesterone, si hanno valori più bassi di temperatura; in concomitanza con l’ovulazione si osserva un rialzo di circa due o più decimi di grado entro 24-48 ore, quindi la temperatura si mantiene stabilmente più elevata per tutta la durata della fase post ovulatoria (11-16 giorni), fino all’arrivo della mestruazione successiva.
Il metodo della temperatura identifica in modo retrospettivo il verificarsi dell’ovulazione che, in circa l’80,3% dei casi, si verifica tra i due giorni precedenti il rialzo, e i primi due giorni di rialzo termico, in media 0,4 giorni prima del rialzo (6).
Il muco cervicale
Un altro marker molto importante è, il muco cervicale che, viene utilizzato dal metodo Billings (9-10) come unico indicatore di fertilità, e dal metodo sintotermico (11-12) in associazione alla rilevazione della temperatura basale.
Il muco cervicale è una secrezione prodotta dal collo dell’utero sotto lo stimolo degli ormoni ovarici. Prima che si attivi il processo di maturazione follicolare, quando i livelli di estrogeni sono bassi, inferiori alla soglia di 15-20 μg. nelle urine delle 24 ore, il collo dell’utero è chiuso da una secrezione di muco molto denso ed impenetrabile.
Quando si attiva il processo di maturazione follicolare, per effetto dei livelli crescenti di ormoni estrogeni, viene prodotto un tipo diverso di muco, sempre più fluido e ricco di acqua. Questo tipo di muco scorre per gravità verso il basso, si porta all’esterno della vagina e può essere rilevato con facilità dalla donna, non solo visivamente, ma anche attraverso la percezione, a livello vulvare, di caratteristiche sensazioni di intensità crescente (umido, bagnato, lubrificato), prodotte dalla sua presenza e dalle sue modificazioni.
La rilevazione di queste sensazioni è della massima importanza, perché consente di identificare anche minime quantità di muco non evidenziabili visivamente. Uno studioso Svedese, Odeblad (13), rileva che in questa fase, anche una piccolissima quantità di 2 mg. di muco può dare segno della sua presenza attraverso la rilevazione di una sensazione a livello vulvare.
Le modificazioni del sintomo del muco rispecchiano in modo estremamente preciso l’incremento della produzione degli estrogeni da parte dei follicoli in maturazione. Il verificarsi dell’ovulazione, identificabile mediante l’aumento dei livelli di pregnandiolo (metabolita urinario del progesterone) al di sopra della soglia di 1,2-1,5 mg. nelle urine delle 24 ore, determina poi un repentino cambiamento del tipo di muco prodotto, che diventa nuovamente denso ed impenetrabile, in modo da costituire una barriera di protezione per assicurare lo sviluppo dell’embrione, nel caso di un eventuale concepimento. Il netto cambiamento del sintomo del muco consente di identificare l’ovulazione.
L’ultimo giorno in cui la donna osserva una sensazione di bagnato/lubrificato, associata o meno alla rilevazione visiva di muco fluido e acquoso, è definito giorno del “Picco”, o giorno di massima fertilità del ciclo. In circa il 95,4 % dei casi l’ovulazione si verifica entro il secondo giorno dopo il picco, in media 0.3 giorni dopo (14). Studi di Billings e Brown (3) confermano l’attendibilità della rilevazione del sintomo del muco fatta dalle donne, che risulta strettamente correlata alle modificazioni degli ormoni ovarici (figura 2).
Il muco cervicale, non è però solo un indicatore di fertilità molto preciso, ma anche, un importante fattore di fertilità, in quanto gioca un ruolo determinante per:
– la sopravvivenza degli spermatozoi nell’organismo femminile. L’ambiente vaginale acido è, infatti, molto sfavorevole agli spermatozoi che, in assenza della protezione, del nutrimento e del supporto energetico offerto dalla secrezione cervicale, non sarebbero in grado di sopravvivere più di una – due ore e, comunque, perderebbero la loro capacità fecondante, anche in meno di un’ora; viceversa, grazie alla presenza di muco favorevole, gli spermatozoi possono rimanere vitali nel collo dell’utero fino a 2-3 giorni, talora anche più a lungo, e risalire ad ondate successive verso l’alto, in direzione della tuba, per fecondare la cellula uovo, una volta avvenuta l’ovulazione. La secrezione di muco che precede e accompagna l’ovulazione fa sì che il concepimento non sia condizionato esclusivamente dal verificarsi del rapporto sessuale nel giorno dell’ovulazione ma, possa avere luogo anche per rapporti avuti alcuni giorni prima.
- il passaggio degli spermatozoi attraverso il collo dell’utero. La struttura del muco cervicale si modifica in risposta alla stimolazione degli ormoni ovarici: in presenza di bassi livelli di estrogeni, che precedono l’avvio della maturazione follicolare, la struttura del muco è simile ad una rete tridimensionale a maglie fitte, che impedisce l’ingresso degli spermatozoi in utero; l’aumento degli estrogeni durante la maturazione follicolare fa sì che le maglie della rete si allarghino e i filamenti che la costituiscono tendano ad allinearsi, delimitando dei “canali di scorrimento” per gli spermatozoi.
- la selezione degli spermatozoi. Il transito degli spermatozoi attraverso il collo dell’utero non avviene in modo indiscriminato, ma selettivo in quanto, in fase periovulatoria, il muco ha una struttura a mosaico, formata non solo da filamenti allineati e canali, ma anche da zone meno permeabili, verso le quali vengono spinti ed intrappolati gli spermatozoi meno vitali, per poi essere eliminati.
- la capacitazione degli spermatozoi, ossia le modificazioni della membrana acrosomiale della testa dello spermatozoo, necessarie per la penetrazione nella cellula uovo.
Il Centro Studi e Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità dell’Università Cattolica di Roma è impegnato da oltre di 25 anni nell’insegnamento, nella diffusione e nella ricerca scientifica sui metodi naturali, a livello nazionale ed internazionale. Con il passare degli anni abbiamo potuto verificare un significativo aumento di coppie alla ricerca della gravidanza che hanno problemi di infertilità. Nella nostra esperienza l’apprendimento dei metodi naturali costituisce anche per queste coppie la “chiave” per la valutazione della fertilità, e la base per l’impostazione di un iter diagnostico terapeutico “naturale” rivolto al miglioramento del potenziale di fertilità della coppia stessa.
Il nostro approccio “naturale” alle coppie infertili si configura in quattro aspetti fondamentali (figura 3): l’accoglienza, la connotazione educativa, l’inquadramento diagnostico, il monitoraggio dell’efficacia di alcuni eventuali trattamenti. Tuttavia, l’obbiettivo principale intorno a cui si articola ciascun aspetto è quello di rendere la coppia protagonista dell’intero l’iter diagnostico e terapeutico, attraverso la consapevolezza della sua fertilità, acquisita mediante l’apprendimento dei metodi naturali.
Nella maggior parte dei casi, le coppie rimangono stupite ed incoraggiate nel riconoscere un andamento normale della loro fertilità; altre volte, invece, lo scoprire un anomalo andamento dei segni/sintomi di fertilità, le rende più consapevoli e partecipi a tutte le indagini e i trattamenti che dovranno essere intrapresi.
Inoltre non va sottovalutata l’importanza per la coppia dell’identificazione autonoma dei giorni di più alta fertilità del ciclo, quando rapporti sessuali mirati hanno maggiori probabilità di dar luogo al concepimento. Ciò consente di evitare, o almeno di ridurre significativamente, gli effetti psicologici negativi di una gestione troppo medicalizzata dei rapporti coniugali.
Secondo il metodo Billings il “Picco” -ultimo giorno in cui il sintomo del muco presenta le caratteristiche di più alta fertilità- costituisce il giorno più fertile del ciclo. Se si considera la stima della probabilità di concepimento in un singolo ciclo, che varia dal 22% al 30% (15), rapporti mirati nel giorno del Picco comportano un significativo aumento della probabilità di concepimento, fino al 66,7%, come ha dimostrato l’Organizzazione mondiale della Sanità (16).
Uno studio condotto da Hilgers (17) su 50 coppie presumibilmente fertili evidenzia che per rapporti mirati nel giorno del Picco la percentuale cumulativa di gravidanze ottenute varia dal 76% al primo ciclo di uso, al 86 % al secondo ciclo, al 90 % al terzo ciclo e al 98 % al 6 ciclo.
Uno studio multicentrico condotto dal nostro Centro (18) su 424 coppie che desideravano apprendere il metodo Billings per ottenere il concepimento, dimostra l’utilità delle indicazioni offerte dal metodo anche in coppie con problemi di infertilità (tabella1)
Primo aspetto: l’accoglienza.
E’ evidente che la situazione psicologica di una coppia infertile -ossia che ricerca la gravidanza da almeno 12 mesi- è molto complessa: entrano in gioco investimenti affettivi e psicologici sul figlio, più o meno consapevoli; frustrazioni e colpevolizzazioni personali e reciproche; pressioni familiari e del contesto sociale. Frequentemente, arrivano al nostro Centro coppie che hanno già fatto innumerevoli indagini diagnostiche e trattamenti più o meno invasivi, talora anche tecniche di fecondazione artificiale. In questi casi contribuiscono ad amplificare l’evidente situazione di disagio e di stress, anche altri fattori, quali l’essere stati trattati come “casi interessanti” per la ricerca scientifica, semplici “fornitori di gameti”, “fonte di guadagno” economico.
E’ quindi, fondamentale offrire un’accoglienza adeguata ed attenta al vissuto della coppia, in modo da contribuire ad attenuare la situazione di stress in cui si trova. A tal fine acquista grande importanza la presentazione del nostro protocollo per l’infertilità, con le sue tappe ed i suoi tempi. Inoltre la possibilità di avvalersi di competenze multidisciplinari integrate fra loro (insegnante dei metodi naturali, ginecologo, endocrinologo, andrologo), offre il vantaggio di una gestione unitaria dell’iter che la coppia dovrà intraprendere; in tal modo viene superata la difficoltà, spesso riferita da molti, del disorientamento conseguente alla frammentarietà e/o discordanza dei vari apporti specialistici.
L’opportunità di essere ascoltati in maniera non “frettolosa”, di poter intraprendere l’iter diagnostico-terapeutico prospettato da “protagonisti” aiuta le coppie a rilassarsi e ad essere disponibili a fare anche delle riflessioni sul loro vissuto, sulle loro aspettative e progetti.
Secondo aspetto: la connotazione educativa.
Fin dal primo approccio di accoglienza e, soprattutto, nel corso degli incontri per l’apprendimento del metodo naturale vengono offerti alle coppie vari stimoli, perché riflettano sul significato che assume per loro la ricerca del concepimento, in modo da farla integrare sempre più consapevolmente nel contesto più ampio della fecondità dell’amore coniugale.
Il desiderio di un figlio e l’impegno di energie per ottenere la gravidanza, per quanto importanti, non devono arrivare a logorare il rapporto coniugale.
La richiesta della presenza di entrambi i coniugi agli incontri di consulenza, e del sostegno ed incoraggiamento del marito perché la donna non tralasci la rilevazione e registrazione quotidiana dei sintomi di fertilità e sia aiutata nella loro interpretazione, sono per la coppia occasioni importanti di dialogo, confronto, condivisione ed incoraggiamento reciproco.
Inoltre l’astinenza dai rapporti nella fase fertile, generalmente richiesta nel primo ciclo di apprendimento per riconoscere senza interferenze il momento di più alta fertilità del ciclo, costituisce un’occasione utile per rafforzare o a recuperare l’attenzione e, il rispetto reciproco tra i coniugi, nonché per riscoprire il significato del rapporto sessuale innanzitutto come momento profondo di unione coniugale e non soltanto come mezzo per avere un figlio.
L’unione e l’armonia coniugale sono per la coppia il patrimonio più importante da tutelare, la sorgente della più autentica fecondità che va oltre la dimensione esclusivamente biologica.
Le coppie che maturano questa consapevolezza affrontano con maggiore serenità l’iter diagnostico-terapeutico necessario e sono certamente più disponibili ad aprirsi, con l’adozione, all’accoglienza di un bambino, anche se da loro non generato biologicamente.
Terzo aspetto: l’inquadramento diagnostico.
La rilevazione del sintomo del muco, secondo il metodo Billings, e la registrazione della temperatura basale possono essere di grande aiuto nell’inquadramento diagnostico della coppia infertile, in particolare in presenza di disturbi dell’ovulazione o di patologia cervico–vaginale.
Disturbi dell’ovulazione (figura 4).
- Anche in cicli apparentemente regolari può non verificarsi l’ovulazione. L’assenza di un andamento evolutivo del sintomo del muco, in associazione ad una curva termica monofasica sono indicativi di un ciclo anovulatorio (Figura 4: 1° ciclo).
- Insufficienza del corpo luteo. Una fase post picco inferiore ad 11 giorni oppure di lunghezza normale (11-16 giorni), ma con presenza di sanguinamenti (spotting) e/o un rialzo termico atipico o di breve durata possono essere la spia di una produzione ormonale insufficiente per durata o per quantità, da parte del corpo luteo. Questa situazione può essere causa di infertilità perché comporta un’inadeguata preparazione della mucosa endometriale all’impianto dell’embrione. La figura 4, nel 2° ciclo, illustra una situazione in cui si verifica il sintomo del Picco, ma ne segue una fase post-picco insolitamente breve, inferiore a 11 giorni e pertanto indicativa di un ciclo verosimilmente non fertile. Il 3° ciclo della figura 4, la cui lunghezza è di 30 giorni, presenta un diverso tipo di insufficienza luteinica, caratterizzata da una precoce caduta dei livelli di progesterone, evidenziati da alcuni giorni di spotting premestruale. In questi casi è la presenza di spotting nella fase post Picco ad orientare verso il sospetto di insufficiente funzionalità del corpo luteo. Nel 4° ciclo della figura 4, pur in presenza di una fase post picco di lunghezza adeguata, dosaggi ormonali mirati evidenziano una situazione di insufficieza luteinica, caratterizzata da bassi livelli di progesterone.
- Iperestrogenismo. Un aumento assoluto o relativo dei livelli di estrogeni circolanti che si verifica in varie situazioni (ad es. sindrome dell’ovaio micropolicistico, cisti ovariche, premenopausa, ecc…), può essere evidenziato da uno sviluppo prolungato e/o fluttuante del sintomo del muco, accompagnato o meno da spotting.
Patologia cervico-vaginale
Agenti diversi, quali infezioni, infiammazioni, contraccettivi ormonali, tumori, ecc., possono causare un danno al collo dell’utero con conseguente compromissione della secrezione di muco.
Si è già parlato dell’importanza fondamentale del muco cervicale per la fertilità della coppia, pertanto è facile comprendere come la compromissione della secrezione cervicale possa essere causa di infertilità (fattore cervicale di infertilità).
Spesso si tratta di situazioni asintomatiche, che potrebbero sfuggire all’attenzione, tuttavia l’uso del metodo Billings, evidenziando l’assenza del tipico andamento evolutivo del sintomo del muco, induce ad effettuare un approfondimento diagnostico sulla funzionalità cervicale.
La temperatura basale può aiutare ad identificare un deficit della funzione cervicale, solo in modo indiretto. Infatti, in un ciclo con sintomo del muco inadeguato, la rilevazione di un tipico andamento bifasico della temperatura consente di confermare l’ovulazione e di escludere la responsabilità ormonale del problema.
La figura 5 illustra schematicamente l’andamento evolutivo tipico del sintomo del muco in un ciclo ovulatorio fertile, in confronto con vari quadri di secrezione cervicale inadeguata osservati da donne infertili. L’andamento tipico del sintomo del muco rilevato dalla donna in un ciclo ovulatorio fertile è contraddistinto dallo sviluppo progressivo delle caratteristiche di più alta fertilità (fluidità, lubrificazione) e dal brusco cambiamento che consente l’identificazione retrospettiva del giorno del Picco; Una secrezione cervicale inadeguata può essere ti tipo scarsamente evolutivo, carente, fluttuante, a plateau, ecc..
L’esecuzione di semplici indagini diagnostiche quali, esami colturali, colposcopia, Test di Papanicolau ed eventualmente biopsia mirata, consentono generalmente di fare una diagnosi e di provvedere al necessario trattamento. Talora la necessità di un trattamento precoce e tempestivo si dimostra di fondamentale importanza, come ad es. in due delle nostre donne infertili, per le quali è stata fatta diagnosi di carcinoma in situ della cervice.
Nella nostra casistica di donne infertili con secrezione di muco cervicale compromessa la prevalenza di patologia infettiva cervico-vaginale è molto elevata (circa il 45,63 %), chiaramente superiore a quella di altri studi riportati in letteratura. Nella figura 6 è illustrato il caso di una donna che aveva già un bambino, ma da 14 anni non riusciva ad ottenere la seconda gravidanza (infertilità secondaria); negli ultimi 4 anni aveva fatto 5 tentativi di inseminazione artificiale omologa. Sembrava si trattasse di sterilità idiopatica, ossia da causa sconosciuta, in quanto i dosaggi ormonali erano ovulatori e le tube pervie, ma in realtà non era stata data sufficiente importanza ad un problema di tipo cervicale. Infatti, c’era in atto una banale infezione da micoplasma, in cui il semplice trattamento antibiotico ha ripristinato il quadro tipico del sintomo del muco, ed ha consentito in breve tempo di ottenere il concepimento.
Nella figura 7 il riscontro di una infezione cervicale da Human Papova Virus (HPV) ha richiesto un trattamento più invasivo, quale la diatermocoagulazione; il ripristino di una normale secrezione cervicale è stato rilevato dopo circa 6 mesi dal trattamento
Un quadro anomalo del sintomo del muco, comunque, può costituire di per sé un’indicazione al trattamento medico o strumentale di alcuni tipi di patologia cervicale (ectropion) che, generalmente, nella pratica ginecologica vengono considerati di importanza secondaria, tale da non richiedere terapia.
Talora, nonostante i trattamenti praticati, non si riesce a ripristinare un’adeguata secrezione di muco cervicale, a causa di un danno permanente delle cripte cervicali che producono il muco. In questi casi è di fondamentale importanza che la donna, presti attenzione anche al più piccolo sintomo di presenza del muco, ad es. alla percezione transitoria di una sensazione di umidità o bagnato all’ingresso della vagina, pur in assenza di muco visibile. La figura 8 è una chiara dimostrazione del fondamento di questa indicazione; essa illustra il caso di una donna che ricercava la gravidanza da 12 anni ed ha ottenuto il concepimento avendo avuto un rapporto sessuale in un giorno con “umidità, senza muco visibile”, sintomo rilevato per brevissimo tempo nel corso dell’intero ciclo mestruale.
Corretto timing delle indagini diagnostiche
Le informazioni offerte sia dal metodo Billings, sia dal metodo della temperatura basale, sono di grande utilità per un corretto timing di alcune indagini diagnostiche:
- Dosaggi ormonali. Prelievi di sangue mirati sulla base degli indicatori naturali di fertilità sono indispensabili perché i risultati ottenuti siano significativi e, in grado di evidenziare anche quadri disendocrini sfumati. Ciò comporta notevoli vantaggi rispetto all’esecuzione standard dei prelievi al 7°-14°-21°-28° giorno di un ipotetico ciclo di 28-30 giorni. Un unico dosaggio di progesterone effettuato al 7° giorno dopo il rialzo termico e/o dopo il Picco del sintomo del muco e, successivamente, una curva di progesterone effettuata mediante 3-4 prelievi nella fase ipertermica e/o post Picco del muco, consentono di identificare differenti tipi di insufficienza del corpo luteo, la cui origine deve essere ulteriormente indagata. Alcune indagini ormonali che invece devono essere fatte in fase follicolare precoce possono essere effettuate prima dell’inizio del sintomo del muco.
- Ecografia pelvica. Tenere conto delle indicazioni di fertilità/infertilità offerte dai metodi naturali può offrire vantaggi soprattutto nel monitoraggio ecografico dello sviluppo follicolare, comportando la necessità di un minor numero di valutazioni ultrasoniche.
- “Post Coital Test”. E’ un test che serve per la valutazione della fertilità combinata della coppia; viene effettuato prelevando un campione di muco dal collo dell’utero a distanza di un numero di ore prestabilito rispetto ad un rapporto sessuale. Il test valuta la compatibilità tra muco e spermatozoi e il tempo di sopravvivenza di questi ultimi. E’ ovvio che, quando il giorno per l’esecuzione di questo test viene stabilito solo sulla base della lunghezza abituale dei cicli della donna, non tenendo conto dello sviluppo delle caratteristiche di più alta fertilità del sintomo del muco, il test può essere eseguito in un giorno sbagliato e risultare falsamente negativo, diversamente, può essere molto significativo.
Quarto aspetto: il monitoraggio terapeutico.
Ovviamente, una volta individuato il problema, se questo riguarda l’ovulazione, si può procedere ad una induzione farmacologica dell’ovulazione. La risposta al trattamento può essere monitorata non soltanto con i comuni parametri: dosaggio di ormoni estrogeni, dell’LH, monitoraggio ecografico dello sviluppo follicolare, ma anche in maniera molto semplice e non invasiva, attraverso la rilevazione del sintomo del muco cervicale e della temperatura basale. In tal modo può essere valutata anche l’adeguatezza della fase post ovulatoria.
In presenza di patologia cervicale il metodo Billings si rivela molto utile per la verifica dell’efficacia di trattamenti rivolti a ripristinare un’adeguata secrezione cervicale.
Uno studio condotto nel ’98 presso il nostro Centro, è stato oggetto di tesi della Scuola di specializzazione di Ginecologia e Ostetricia della nostra Università (19), e costituisce una prima valutazione sull’efficacia di impiego del nostro protocollo per l’infertilità di coppia. Sono state studiate 187 coppie infertili che si sono presentate al nostro Centro per essere aiutate nella ricerca del concepimento. Queste coppie (tabella 2) ricercavano la gravidanza da un tempo superiore ai due anni in una percentuale significativa, pari al 52,94 % dei casi; la loro età media era superiore a 30 anni nel 72,19 % dei casi.. Analizzando le coppie in cui si sono avuti dei concepimenti, distinte per tipo di patologia individuata (tabella 3), abbiamo ottenuto una percentuale del 46,66 % di gravidanze, in presenza di un fattore cervicale isolato, oppure in associazione a fattore maschile. In caso di fattore endocrino isolato, o in associazione a fattore maschile, abbiamo avuto 11 concepimenti su 20, per una percentuale complessiva del 55%. In presenza di fattori femminili combinati (fattore endocrino, fattore uterino, etc.), considerati da soli o in associazione a fattore maschile, la percentuale di successo è stata del 34,92%. In caso di fattore uterino soltanto si sono ottenuti il 16,66 % di concepimenti, mentre per il fattore tubarico, per il fattore maschile isolato e per l’infertilità sine causa, si sono osservate rispettivamente percentuali del 25 %, del 44.44% e del 57,14 %.
Quando è presente il fattore maschile di infertilità è molto importante insegnare alla coppia a riconoscere il momento in cui nell’organismo femminile sussistono le condizioni più favorevoli per gli spermatozoi, grazie alla secrezione di muco cervicale; talora le coppie con questo tipo di problema hanno rapporti sessuali quotidiani pensando di avere maggiori probabilità di concepimento. Questo comportamento, viceversa, può tradursi in un ulteriore riduzione del potenziale di fertilità maschile, proprio nel momento più vicino all’ovulazione. Dare informazioni corrette sui tempi più adeguati per avere i rapporti sessuali è molto importante per il successo. Come è possibile rilevare dalla tavola 3, le percentuali di successo del nostro campione con infertilità maschile isolata, possono definirsi molto significative.
Nella Tavola 4 vengono analizzati i concepimenti in relazione agli anni di ricerca della gravidanza e dei mesi impiegati per ottenere la gravidanza. Le coppie con un tempo di ricerca della gravidanza di uno o due anni, hanno avuto percentuali più alte di successo (65,39 %), però anche il gruppo che cercava il concepimento da tre a cinque anni ha avuto una percentuale di successo non trascurabile (14,10 %), soprattutto se paragonata con i risultati forniti dai centri in cui si praticano tecniche di fecondazione artificiale.
Infine vorrei segnalare la scelta di 15 coppie che, davanti alla difficoltà di ottenere un concepimento, hanno aperto il cuore all’accoglienza di un bambino non generato biologicamente, mediante l’adozione (tavola 5).
Queste 15 coppie sono state analizzate per tipo di sterilità -primaria (P), o secondaria (S)-, per tempo di ricerca della gravidanza, per esperienza precedente di tecniche di procreazione medicalmente assistita (IAO= inseminazione omologa, FIVET= fecondazione in vitro con embrio-transfert, GIFT= trasferimento intratubarico dei gameti, ICSI=iniezione intra citoplasmatica dello spermatozoo). Più della metà delle coppie era già stata sottoposta a queste tecniche. Tra le cause di infertilità prevale in modo significativo il fattore maschile, seguito dal fattore tubarico, infertilità sine causa con ricerca della gravidanza da oltre 40 mesi, ed infine menopausa precoce.
Per concludere, possiamo affermare che l’adozione, a nostro avviso, costituisce un successo altrettanto importante, quanto il concepimento, nonché un obiettivo da non trascurare, in quanto l’accoglienza del figlio non generato evidenzia in nodo significativo la fecondità dell’amore, la sua generosità e gratuità.
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