Nuove forme di aborto clandestino
Uno degli argomenti più usati all’inizio degli anni ’70 per depenalizzare la pratica dell’aborto e per renderla legale fu l’argomento secondo il quale l’aborto legale e gratuito avrebbe eliminato l’aborto clandestino.1 Eppure a chi ama considerare la realtà in modo critico e disincantato non sfuggirà che nessun legislatore ha mai depenalizzato la sottrazione clandestina dei beni altrui per raggiungere lo scopo di eliminare il furto e la frode. Ci fu l’intenzione esplicita di far emergere la presunta «piaga sociale» dell’aborto clandestino che – così ci veniva detto – era compiuto dalle «mammane» con estratti a base di prezzemolo nella più totale assenza di norme igieniche. E sempre a questo scopo vennero gonfiati i numeri degli aborti clandestini. Solo per citare il caso più clamoroso ricordo quanto il dott. Bernard Nathanson, famoso ginecologo di New York e fondatore del movimento abortista degli Stati Uniti, ha rilasciato in una recente intervista: «La nostra tattica? La stessa in tutto il mondo occidentale: nel 1969, indicammo ai mass-media e all’opinione pubblica i risultati di un sondaggio fittizio, nel quale secondo noi un 50-60% degli americani erano favorevoli alla liberalizzazione dell’aborto. La nostra tattica consisteva nell’invenzione dei dati, frutto di consultazioni popolari inesistenti. Influenzammo così l’opinione pubblica che divenne davvero favorevole all’aborto. Falsificammo i dati degli aborti clandestini (sapevamo che il loro numero si aggirava intorno ai 100.000) dando ripetutamente al pubblico e alla stampa la cifra di un milione». A parte la falsificazione esagerata dei dati, c’è anche da domandarsi: se si tratta di aborti compiuti nella clandestinità, come fai a quantificarli dandone una cifra in termini di decine di migliaia o addirittura di milioni?
Tutto sotto controllo?
Dall’altro lato, alcune personalità politiche continuano a ripeterci che il fenomeno è sotto controllo e che tutto avviene nel rispetto della legge, cioè della legge 194 del 1978. Esempio tipico di questa posizione è la Relazione del ministro della salute presentata al parlamento il 4 ottobre 2007, nella quale il ministro afferma «che la legge […] è stata e continua ad essere efficace nel raggiungimento degli obiettivi attesi e che la sua applicazione può essere ulteriormente migliorata. Il Ministro della Salute, assumendo la piena applicazione della legge 194/1978 come priorità delle scelte di sanità pubblica, non ravvisa la necessità di una sua modifica, ma viceversa sottolinea la necessità di un rinnovato impegno programmatorio e operativo da parte di tutte le istituzioni competenti e delle/degli operatrici/operatori dei servizi. Il Ministro della Salute, evidenziando la complessità dei valori etici che i legislatori hanno consegnato alle istituzioni e alla società nel suo insieme, ribadisce che la legge è stata e continua a essere non solo efficace, ma saggia e lungimirante, profondamente rispettosa dei principi etici della tutela della salute della donna e della responsabilità femminile rispetto alla procreazione, del valore sociale della maternità e del valore della vita umana dal suo inizio».2
Insomma, tutto sotto controllo e gioiamo perché l’aborto clandestino è scomparso!
I nuovi aborti clandestini
Ma cosa significa clandestino? Uno dei più autorevoli e completi dizionari della nostra lingua lo definisce come ciò che è «fatto di nascosto, segreto (e indica specialmente ciò che è illegale e deve celarsi alla vigilanza dell’autorità)».3
Dai vari fatti di cronaca nera e dalle diverse perquisizioni delle forze dell’ordine, di cui di tanto in tanto gli organi di stampa ci informano, possiamo evincere che non è per nulla estinta la pratica dell’aborto clandestino. Continua ad essere praticato da «mammane» senza scrupoli, dalle maitresse di case di appuntamenti per sgravare le loro «dipendenti-schiave», tra le mura domestiche o in cliniche private compiacenti, mediante gli antichi estratti di prezzemolo o moderni ritrovati chimici. Resta, però, difficile, se non impossibile, quantificare la diffusione di questa pratica.
In questi ultimi decenni, però, sono però state messe a punto altre forme di aborto clandestino, cioè di aborti che sfuggono alla vigilanza dell’autorità sanitaria, che eludono la famigerata legge 194 del 1978, ma che spesso sono talmente «nascosti e segreti» che neanche la donna interessata se ne rende conto. Si tratta cioè delle varie forme di aborto chimico.
A questo proposito è necessario fare alcune precisazioni in ragione del diverso meccanismo di azione dei vari prodotti chimici.
La RU 486 è la combinazione di mifepristone e prostaglandina. Il mifepristone determina la necrosi della mucosa dell’endometrio, il quale inizia a sfaldarsi provocando la morte dell’uomo allo stadio embrionale che vi era annidato e che stava crescendo. Mentre la prostaglandina, inducendo violente contrazioni uterine, provoca il distacco dell’embrione ormai morto dalle pareti dell’endometrio uterino e, quindi, la sua fuoriuscita.4 Perciò, la RU 486 è un prodotto chimico apertamente abortivo.
Tuttavia, il protocollo seguito per la somministrazione di questo prodotto elude le già fragili garanzie contemplate dalla legge 194 del 1978: dove sono i colloqui previsti da questa legge che hanno lo scopo di rimuovere le cause che inducono una donna a chiedere l’aborto o l’interruzione volontaria di gravidanza? – come si dice con un eufemismo tanto elegante quanto ipocrita –. Anche se è un medico dipendente dall’azienda sanitaria locale a prescrivere e somministrare la pillola, la donna abitualmente firma una liberatoria per essere dimessa dalla struttura ospedaliera prima che si verifichi l’evento abortivo e ritorna a casa, qui ha le contrazioni dolorose e fonti di gravi emorragie, qui assiste in assoluta solitudine all’espulsione del suo concepito. L’aborto è ricondotto tra le mura domestiche nel totale disinteresse della società e dello Stato a dispetto di quell’impegno così solennemente formulato nella legge 194 «Lo Stato riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio» (art. 1) e «I consultori familiari […] assistono la donna in stato di gravidanza […] contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza» (art. 2 d). Quindi, per quanto censito anche dalle ultime relazioni del ministro della salute al parlamento, l’aborto con RU 486 può essere classificato come una nuova forma di aborto clandestino proprio in considerazione degli aspetti presi in esame.
Un’altra forma di aborto clandestino è quello procurato dalla cosiddetta «pillola del giorno dopo», cioè dal Norlevo, il cui principio attivo è il levonorgestrel, un progestinico che esercita molteplici effetti. Contrariamente a quanto abitualmente si pensa, il levonorgestrel blocca l’ovulazione solo in una percentuale molto bassa: se è assunto tra il 9° e il 15° giorno del ciclo impedisce l’ovulazione nel 17,7% dei casi, mentre se è assunto tra l’11° e il 19° giorno del ciclo la impedisce solo nel 23,5% dei casi.5 Nella maggior parte dei casi, quindi, il follicolo ovarico rilascia l’ovocita e il concepimento può verificarsi. Tuttavia, il levonorgestrel esercita ancora due effetti: rallenta la motilità delle tube di Falloppio e, quindi, può impedire all’embrione concepito di raggiungere l’endometrio uterino; rende edematoso l’endometrio e, quindi, inadatto all’annidamento. In questi casi il levonorgestrel funziona come prodotto antinidatorio e quindi provoca un aborto precoce.
Anche la pillola estro-progestinica, abitualmente assunta come antiovulatoria, può avere effetti abortivi. Infatti, recenti studi clinici hanno registrato il verificarsi di ovulazioni durante il periodo di regolare assunzione della pillola estro-progestinica, ovulazioni che aumentano percentualmente nel caso delle pillole a basso dosaggio. La donna che assume questi prodotti chimici pensa che l’ovulazione sia bloccata, in realtà non lo è, tant’è vero che l’indice di Pearl della pillola estro-progestinica è pari a 0,5-1, ciò significa che in un anno su mille donne che assumono regolarmente questo prodotto si registrano dalle 5 alle 10 gravidanze. Posto che gli effetti degli estro-progestinici sono in parte simili a quelli del Norlevo, in quanto rallentano la motilità delle tube e sfaldano la mucosa uterina rendendola ostile all’annidamento, possiamo facilmente presumere che i concepimenti siano molto di più e che molti di essi non diano luogo all’annidamento, ma piuttosto terminino con degli aborti precoci.
Le gravi responsabilità oggettive e le lacune dei rapporti fornitici
È difficile quantificare esattamente il numero di questi aborti. Possono essere fatte delle stime approssimative, che dovranno considerare anche la percentuale di abortività spontanea. Tuttavia, anche se il numero di questi aborti precoci clandestini fosse molto basso ciò non ridurrebbe la loro oggettiva gravità. Si tratta sempre di impedire la crescita e lo sviluppo di un essere umano e di provocarne la morte.
Parlo di gravità oggettiva di questa tipologia di aborti, in quanto in queste righe è improponibile una disamina dell’imputazione morale del gesto. Per conoscere il se e la misura della consapevolezza e della volontarietà con cui una singola donna compie un gesto che è di fatto abortivo sarebbe necessario interpellare la singola donna. Possiamo, invece, ravvisare una responsabilità oggettiva in capo ai ricercatori chimici, alle case farmaceutiche, alle agenzie nazionali del farmaco, ai medici, ai farmacisti, ai rappresentanti farmaceutici e ai rivenditori di vario genere che, pur essendo tenuti a sapere in ragione della diligenza professionale richiesta nel loro settore, ignorano gli effetti, oppure, pur sapendo, continuano a cooperare in diverso modo alla commercializzazione di questi prodotti sicuramente abortivi, come la RU486, o tendenzialmente abortivi, come il Norlevo, o potenzialmente abortivi, come le pillole estro-progestiniche. Anzi il fatto che questi operatori del settore non rendano di pubblico dominio i reali effetti di questi prodotti chimici, ma li tacciano volontariamente, rende la loro condotta complice del carattere clandestino di questi «nuovi» aborti.
Il fatto che periodicamente l’Istituto Superiore della Sanità e l’Istat raccolgano ed elaborino i dati relativi agli aborti chirurgici e agli aborti con RU486 e che compilino delle statistiche significa che il fenomeno è oggetto di registrazione, ma non significa che sia oggetto di controllo o che le autorità preposte vigilino per arginarlo. Anzi i dati fornitici non registrano il numero delle confezioni di Norlevo o di estro-progestinici vendute nel nostro paese e tanto meno si azzardano a fare delle stime sul consumo di questi prodotti chimici. Perciò sono dati quanto mai lacunosi in quanto sistematicamente omettono di considerare queste nuove forme di aborto.
In ultima analisi in seguito alla commercializzazione e alla diffusione dei prodotti chimici, come la RU486, del Norlevo e delle pillole estro-progestiniche, il fenomeno aborto è totalmente fuori controllo ed è ricondotto alla clandestinità.
Giorgio Carbone
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