Ringrazio per l’invito a portare la mia testimonianza di persona con disabilità fisica che ama la vita nonostante tutto; nonostante la disabilità per tetraparesi spastica che limita i miei movimenti e l’asma che mi obbliga a respirare solo grazie alle medicine che prendo quotidianamente (e meno male che ci sono!).
Nonostante questo io ho sempre detto che non mi sento emarginato perché ho potuto condurre fin da piccolo una vita il più normale possibile grazie sia ai miei genitori sia alla maestra elementare che mi ha permesso di frequentare una scuola pubblica quando ancora non c’era l’obbligo dell’inserimento.
Mi sono abituato subito quindi a non piangermi addosso ma ad “inventarmi” gli interessi ed andarmi a cercare le amicizie.
Tutto ciò non vuol dire che non vi sia sofferenza ma questa è dovuta non tanto alla fatica fisica nello spostarmi o nel parlare ma alla difficoltà a trovare persone che condividano con me valori “forti” e che “sentano la vita” sulla mia lunghezza d’onda (che è poi quella del Movimento per la Vita). Sofferenza è trovare persone che non hanno la pazienza di “ascoltare profondamente l’altro” e dialogare profondamente con l’altro al di là della difficoltà nell’articolare le parole dovuta alla paralisi che blocca i muscoli ma non la mente e soprattutto il Cuore.
Tutti noi abbiamo bisogno di comunicare per sentirci vivi; la persona con disabilità fisica a maggior ragione dev’essere aiutata a far sì che si esprima come meglio può e soprattutto che ella “si senta ascoltata”. In tal modo ella si sentirà protagonista della propria vita, potrà fare dei progetti, piccoli o grandi che siano. Proprio nel progettare (gettarsi in avanti) e nel comunicare (comunicaazione, azione comune, creazione di ponti) sta la felicità, cioè il sentirsi profondamente vivi. Il Paradiso si intravede quando si è in due (la persona in comunione con Dio e la persona in comunione con l’altra persona).
Io ho trovato persone che mi hanno fatto scorgere il Paradiso e proprio queste persone mi hanno aiutato (anche solo con la loro presenza, il loro esserci) ad accrescere la speranza in un domani migliore. Un nostro grande compito è quello di dare speranza in un domani migliore.
Speranza, impegno, responsabilità come risposta alla Vita che ci chiama ad essere sempre più vivi. Per me questo impegno si è concretizzato nel fondare l’Associazione “CaseFamiglia Pier Giorgio Frassati” che sta costruendo dal nuovo una Comunità chiamata CasaFamiglia in Moncalieri (Torino), str. Cigala, 9, di disabili fisici anche gravi per prevenire l’emergenza assistenziale del dopogenitori; in questa Casa vivranno con me i miei amici disabili fisici che hanno scelto in prima persona di far parte attiva del progetto e che con me hanno fatto un serio cammino di preparazione.
La sofferenza rimane un grande mistero ma siamo chiamati a metterci in ascolto e cercare di dare concretamente una mano. Vi ringrazio.
Dario MONGIANO
26 OTTOBRE 2003
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